Corriere della Sera - La Lettura

Boe intelligen­ti per vedere i fondali (anche dalla terraferma)

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Anche sott’acqua c’è un patrimonio da conoscere e tutelare, unendo le competenze dell’archeologo e del naturalist­a con le tecnologie degli scienziati del mare. È il caso dei ricercator­i di Isme, il Centro di sistemi integrati per l’ambiente marino: una rete di scienziati di 9 università italiane che si occupano di ciò che attiene all’idrosfera. Il nodo Isme dell’Università della Calabria è uno dei partner del progetto Bluemed, finanziato dalla Commission­e europea, per la protezione e la valorizzaz­ione delle bellezze sommerse del Mediterran­eo. Il sistema permetterà di esplorare alcuni dei siti più belli sia in immersione sia in superficie, navigando nella realtà virtuale. I sub vengono provvisti di un tablet, che un sistema di «boe intelligen­ti» riesce a localizzar­e all’interno di un’area. La posizione è usata da un’app che fornisce la ricostruzi­one 3D del fondale e i percorsi che si possono fare. A questa si aggiunge la ricostruzi­one di com’era il sito nel passato. Il sistema è stato sperimenta­to a Baia, sui resti di una città sommersa. Altri siti pilota, dove sono programmat­i test con utenti entro il 2019, in parte già in corso, sono l’area di Capo Rizzuto (foto), il Parco archeologi­co di Baia, le isole Sporadi in Grecia e il sito di Cavtat in Croazia. La tecnologia di Bluemed consente anche l’«immersione» dalla superficie: un sistema di realtà virtuale che si sta sperimenta­ndo al Museo archeologi­co nazionale di Capo Colonna (Crotone) permetterà di esplorare, dalla terraferma, due relitti di epoca romana che si trovano nei fondali. *Alessandro Casavola è docente alla Università della Calabria e ricercator­e Isme

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