Corriere della Sera - La Lettura
La Sardegna incrocio di storia e di popoli
Crocevia antichissimo e luogo di scambio tra le civiltà fin dall’alba dei tempi, il bacino del Mediterraneo è «un susseguirsi di mari», di paesaggi e passaggi, «di culture accatastate le une sulle altre», come lo definì lo storico Fernand Braudel (1902-1985). Ci fu un tempo in cui la Sardegna ebbe un ruolo dominante tra le isole di queste acque, sia per la centralità nei flussi commerciali sia per aver influenzato con la cultura nuragica — un unicum nel mondo, fiorita tra la seconda metà del II millennio e l’inizio del I millennio a. C. — Paesi lontanissimi, come testimoniano oggetti e reperti rinvenuti fuori dall’isola.
A questo fenomeno, e alla similitudine tra diverse civiltà in epoca preistorica nel contesto euroasiatico, è dedicata la mostra Le civiltà e il Mediterraneo, ospitata a Cagliari in due sedi espositive: il Museo archeologico nazionale e il Palazzo di città (da giovedì 31 gennaio fino al 19 maggio; museoarcheocagliari.beniculturali.it). Oltre 550 reperti provenienti da musei internazionali e collezioni sarde (vasellame in terracotta, elementi in ceramica e in bronzo, armi e utensili, oggetti di culto, monili) saranno esposti nell’evento curato da Yuri Piotrovsky dell’Ermitage di San Pietroburgo, Manfred Nawroth del Museum für Vor- und Frühgeschichte (museo della preistoria e della storia antica) di Berlino, in collaborazione con Carlo Lugliè dell’Università di Cagliari e Roberto Concas, direttore del Museo archeologico nazionale.
Al centro circa 120 opere dell’archeologia sarda (dal Neolitico alla metà del primo millennio a. C.) e altri oggetti dello stesso periodo, da diverse aree e culture del Mediterraneo, dell’Europa continentale e del Caucaso — Napoli, Tunisi, Salonicco, Berlino, San Pietroburgo (sopra: Figura scultorea di un uomo, bronzo proveniente da Archo, Daghestan, Russia), per solcare le rotte che univano l’Europa alle regioni asiatiche. La Sardegna rappresenta un luogo chiave perché qui sono sorte specifiche forme di civiltà (e di manifattura) che l’hanno distinta. Sculture zoomorfe, antropomorfe, scene rituali e bronzetti tipici dell’era nuragica sono stati ritrovati, a partire dalla seconda metà del secondo millennio a. C., in terre caucasiche che, seppur lontane, testimoniano il contatto con questa terra.
La mostra parte quindi «dall’osservatorio sardo» per studiare i contatti tra le civiltà che qui sono passate e che hanno permesso la circolazione di merci, di uomini, di idee. Una storia di confronto e d’intreccio di popoli che oggi chiede di essere riletta alla luce dell’emergenza umanitaria che si consuma nelle stesse acque di quel mare nostrum.