Corriere della Sera - La Lettura
Tanti dentisti per il Mollusco
Quasi un feuilleton Enrico Ianniello ripropone luoghi (la Campania), situazioni e acrobazie linguistiche del precedente lavoro. Molti personaggi, alcuni particolarmente riusciti
Atutta prima, La Compagnia delle Illusioni di I anni ello sembra proporre una vicenda completamente differente da quella narrata in La vita prodigiosa di Isidoro Sifflotin (Premio Campiello Opera prima 2015), sia come ambientazione (Napoli anziché l’Irpinia) sia come carta d’identità dei protagonisti, perché ai 10 anni di Isidoro rispondono i 48 di Antonio Morra. E, però, sono davvero molti i punti in comune, come peraltro già suggeriscono due termini dei titoli: «prodigiosa» e «illusioni».
E il primo punto di congiunzione ha proprio a che fare con la condizione dei due protagonisti, che una tragedia ha privato della capacità di esprimersi. Per Isidoro, era stato il terremoto dell’Irpinia a privarlo della sua magica famiglia di genitori eternamente fanciullescamente innamorati e, con loro, della parola, sostituita da un fischio prodigioso. Per Antonio era stato invece un incidente a togliergli la compagna Le a con la figlia che portava in grembo, di fatto ripiegandolo su sé stesso e ritrovandosi solo nel dialogo epistolare con la donna amata (così già il padre Quirino nel primo romanzo); mentre, al presente, ogni sua comunicazione è affidata alla finzione della recita. Che è un mondo nel quale Ianniello si muove splendidamente, facendo convergere nella narrativa la sua esperienza di attore. Una recita che vede il protagonista sdoppiato. Come regista dell’amatoriale Compagnia dei Sorrisi, «formata da cinque dentisti con la passione per il teatro» che ai pazienti «offrono biglietti gratis per le rappresentazioni» e «ai pazienti più dotati, cioè quelli che spendono di più, o alle amanti di turno, offrono pure un ruolo»: con Antonio «regista tuttofare fisso» dato «che il mio dentista avanzava soldi, e ne avanzava assai», e che pure lo paga. E come «attore», in passato anche di qualche notorietà, chiamato ’O Mollusco, «a lavorare in una compagnia segreta: la Compagnia delle Illusioni pronta a intervenire sulla realtà per modificarla secondo la volontà del committente».
Ed è l’aspetto che dà vita narrativa a quanto nel primo libro vedevo come «andamento insieme fiabesco e realistico, calibrato su personaggi strani e stralunati e situazioni ora grottesche, ora comiche, ora poetiche e ora surreali», che qui nascono proprio da quello che si rivelerà lo sfizio di chi si fa chiamare Zia Maggie. È così che ’O Mollusco di volta in volta è «un poliziotto in borghese; un uomo con i capelli sale e pepe, giacca blu, camicia bianca, pizzetto, jeans e Hogan; Castrese Di Nuzzo, il ristoratore tamarro di Mondragone, o Lautaro Casella dalla «capigliatura bianca e riccia», e altri ancora. Per un «non vivere», in parallelo con quello della sorella Maria, a sua volta segnata da un abbandono mentre era incinta, e con la quale si contende l’uso del gabinetto della casa nella quale vivono insieme a quella figura veramente bella di mamma Rossella. L’andamento di Antonio-Mollusco sembra svanire nella seconda parte, quando la tragica conclusione d’un suo travestimento lo mette in crisi, e viene sviluppandosi una vicenda completamente differente, tra romanzo rosa e feuilleton: con Antonio che s’innamora della studentessa Beatrice.
La svolta lascia inizialmente perplessi, non fosse che non puoi ritenere immotivato un passaggio così netto; di qui la graduale convinzione che d’altro si tratti: quasi un percorso di contrappasso. Che certo non svelo, se non per dire che, sempre in parallelo con quanto accade alla sorella, Maria e Antonio giungono a compiere scelte di maturità, smettendola di vivere nel passato per guardare in avanti.
Un romanzo in tre tempi narrativi denso di bei personaggi e momenti (specie nella prima parte, dall’andamento da centone di racconti d’avventura delle false identità), nel quale suona un po’ troppo accentuata la sottolineatura del rapporto realtà-illusione con disquisizioni su falsità, finzione e verità, così come frenante è lo sguardo sull’oggi politico con la campagna elettorale della Compagnia. Ricco, come detto, di coincidenze col primo romanzo: attenzione all’etimologia, scrittura di lettere, separazioni e morti che incidono sulle scelte; momentanee rinascite riassaporanti la vita seguite da solitudine, salvo ripartire; quel «tutto quello che cresce si separa» del primo libro tradotto in distacchi tragici che divengono crescita. E la ben dosata miscela di lingua, dialetto, espressioni popolari, modi di dire. Ma, soprattutto, la cifra più propria a Ianniello: una soffusa malinconia, qui virata in vari gradi (anche su certa Napoli tacitamente viva), che traspare finanche nei momenti più sorridenti.