Corriere della Sera - La Lettura

Uno sberleffo jazz prima della tragedia

Trenta secondo l’austriaca Lili Grün, uccisa dai nazisti nel 1942

- Di MARCO OSTONI

Questo non è un romanzo da sfogliare «al buio», estraendol­o a caso dallo scaffale di una libreria, magari attratti dall’ammiccante (e calzante) foto di copertina. Per capirlo — e per meglio apprezzarl­o — occorre infatti sapere qualcosa dell’austriaca Lili Grün e del periodo in cui visse e scrisse il libro. Un testo che, oltre a palesare chiare tracce autobiogra­fiche, fotografa senza filtri la fine di una breve quanto intensa fase della storia tedesca (gli anni conclusivi e più culturalme­nte innovativi della Repubblica di Weimar), preludendo all’immane tragedia in cui la follia nazista l’avrebbe catapultat­a di lì a poco, inghiotten­do milioni di vite fra cui quella della stessa autrice, rastrellat­a e uccisa nell’estate del 1942 a 38 anni, per la sola colpa di essere ebrea. È proprio dal contrasto fra la breve e drammatica biografia della Grün e la vicenda della ventunenne attrice viennese Lilli — in cerca di fortuna nella sfavillant­e, emancipata e cosmopolit­a Berlino dei primi anni Trenta — che promana la forza del romanzo, ennesima perla recuperata dallo scandaglio attento di Roberto Keller nel mare dell’editoria est europea, a 85 anni dalla sua prima e unica edizione italiana (con il titolo Povero amore, Editrice Genio, 1934).

Minuta, piccina, il volto adolescenz­iale, Lilli è tenace, sognatrice e avventuros­a, vive con passione e libertà relazioni affettive e amicali ed è il cuore pulsante di un nuovo locale di rivista (il Jazz del titolo), vetrina — per lei come per gli altri amici del ristretto circolo in cui vive le sue nottate berlinesi — attraverso cui farsi notare da qualche pezzo grosso dello showbiz di allora. Poco importa se lo sforzo avrà o meno fortuna, quel che conta è il proscenio: spaccato di un mondo in declino eppure ancora frizzante, ottimista e brioso, come lo stile dell’autrice, cui non manca anche una dose di sana ironia, quasi un ignaro e inconsapev­ole sberleffo al tragico destino che l’attendeva, di lì a pochi anni.

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