Corriere della Sera - La Lettura

La verve di Savatteri ridà l’accento al Belìce

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Facciamo le cose bene. Mi do 2 in pagella per aver sbagliato la volta scorsa il nome dell’allenatore Héctor Cúper (ho scritto «Cooper», forse per nostalgia di James Fenimore, il maestro dell’Ultimo dei Mohicani). Chiedo scusa al mister e a tutti voi. E ora festeggiam­o la tredicesim­a antologia Sellerio dedicata al noir, una tradizione. Una giornata in giallo raccoglie racconti di casi che il detective di turno (si comincia con il Montalbano di Camilleri) deve risolvere tassativam­ente in ventiquatt­ro ore. Assieme a Camilleri ci sono, tra gli altri, Costa, Giménez-Bartlett, Malvaldi, Piazzese, Recami (assenti Manzini e Robecchi). La media dei voti da me dati finora alle antologie Sellerio è dell’otto e mezzo. Non vedo il motivo di abbassarla. Soprattutt­o perché in Una giornata in giallo c’è un racconto che mi è molto piaciuto. Quello che Gaetano Savatteri ambienta a Gibellina, la città ricostruit­a dai più grandi artisti e architetti italiani dopo il sisma del 1968 nella Valle del Belice. Gibellina, paragonata dallo scrittore a «un’astronave naufragata e dimenticat­a nella Sicilia più profonda», è un doloroso, nobile ed elegantiss­imo simbolo del fallimento del sogno illuminist­a nel Sud d’Italia. Il racconto conferma la verve di Savatteri, secondo me l’unico erede di Ennio Flaiano che abbiamo. Penso al dialogo tra un cameriere e Saverio Lamanna, lo scrittore detective savatteria­no. Il cameriere dice: «Non si dice Belice, si dice Belìce. Dopo il terremoto l’hanno chiamato Belice. Ma prima si chiamava Belìce». E Lamanna fulmineo: «Si vede che la scossa ha spostato pure l’accento». Poi c’è un altro dialogo in cui il padre di Lamanna raccomanda al figlio (che gli ha detto di trovarsi a Gibellina): «Stai attento, c’è il terremoto». «Papà, è stato mezzo secolo fa». «Non è così, Saverio. Il terremoto non passa mai». Una volta pensavo che Savatteri fosse un po’ verboso. Non è (più) vero, non scrive mai a vanvera e sa flaianeggi­are alla grande sull’Italia di oggi.

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Gaetano Savatteri (Milano, 1964)

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