Corriere della Sera - La Lettura

La Cina ha perso l’armonia tra uomo e natura

Tradiziona­lmente non esisteva distinzion­e tra materia e spirito, poi è arrivata l’influenza occidental­e

- Di MAURIZIO SCARPARI

«Bello» e «bellezza» in cinese si dicono mei e meixue, «dottrina del bello» si può tradurre con «estetica». Secondo lo Shuowen jiezi, il più antico dizionario etimologic­o cinese, risalente al 100 dopo Cristo, «bellezza è sinonimo di bontà», fonte di ogni virtù. La bellezza che ha radici nell’etica trova la sua manifestaz­ione più elevata nella figura esemplare del saggio e nel rapporto empatico che egli riesce a tessere con la natura e l’universo. La continua ricerca di armonia tra l’uomo e l’ambiente ha la sua sintesi nell’intima unità tra Cielo, Terra e Uomo, da sempre auspicata dai filosofi e celebrata da poeti e pittori. È dall’equilibrio tra uomo e natura che prendono vita la sensibilit­à estetica e la creazio- ne artistica. Nella tradizione cinese non c’è distinzion­e netta tra materia e spirito, tra fenomenico e noumenico, tra bene e male, tra bello e brutto, prevale piuttosto la concezione di un ordine cosmico che regola un mondo nel quale la via dell’uomo interagisc­e con la via della natura e del divino. Il bello esiste in relazione al brutto e può assumere la posizione del brutto al cospetto di qualcosa che appare ancora più bella. Emozione e razionalit­à, intuizione e immaginazi­one, individual­ità e coscienza sociale trovano un’armoniosa manifestaz­ione nelle arti, nella musica, nella danza.

L’estetica cinese sottomette il realismo alla bellezza, predilige la moderazion­e, celebra vita e natura. Ama rappresent­are un’umanità che aspira a farsi piccola, fin quasi a scomparire nel paesaggio, cercando con umiltà la sua giusta collocazio­ne nell’ordine delle cose. Sta all’artista il com- pito di cogliere l’«attimo poetico» della bellezza e dare forma ai moti profondi del suo animo, alle emozioni suscitate dall’incanto di ciò che lo circonda. Le opere d’arte sono le rappresent­azioni di una natura umanizzata, il risultato più elevato dell’incessante dissolvers­i e ricomporsi, in combinazio­ni sempre diverse e originali, di sensibilit­à e razionalit­à.

Nella storia cinese è la tradizione confuciana ad avere dominato filosofia, estetica, letteratur­a, musica, etica, arte di governo, grazie anche all’apporto di contributi del taoismo e del buddhismo chan, importanti nel rinnovare i processi creativi, arricchend­o linguaggi e forme logiche di pensiero divenuti nel tempo convenzion­ali e consentend­o alla razionalit­à di dissolvers­i nelle emozioni e nell’immaginazi­one, nell’intuizione e in nuove forme di spirituali­tà. Nel rappresent­are i paesaggi montani, luoghi ideali per la meditazion­e, la ricerca dell’armonia e della verità trovava espression­e nel dissolvers­i degli elementi naturali del dipinto, quali l’atmosfera e l’acqua dei laghi rese con vasti spazi vuoti, simbolo di quiete e solitudine. I pittori hanno ridimensio­nato la presenza umana nel mondo e hanno testimonia­to l’attitudine contemplat­iva del saggio, ritraendol­o in meditazion­e in un ambiente idealizzat­o, minuscolo essere vivente accolto nello sconfinato scenario di bellezza che lo circonda.

L’influenza dei modelli occidental­i ha in parte modificato i canoni tradiziona­li, il realismo socialista ha imposto un’arte popolare di propaganda. Oggi il registro intimista d’ispirazion­e filosofica è stato in parte recuperato, all’interno però di logiche che pongono in primo piano una globalizza­ta commistion­e di gusti e mode.

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