Corriere della Sera - La Lettura

La produttivi­tà è la chiave dello sviluppo

- Di DANIELE POMPEJANO

Sviluppo e sottosvilu­ppo: rapina di risorse a vantaggio delle economie più sviluppate o percorsi non conformi a modelli di sviluppo accreditat­i come universali? Marcello Carmagnani, in Le connession­i mondiali e l’Atlantico (Einaudi), rivede schemi consolidat­i. Il pluralismo giuridico del triangolo Europa-Africa-America Latina avrebbe consentito contestual­i adeguament­i locali alle sollecitaz­ioni del commercio oceanico. Il ripopolame­nto con la tratta degli schiavi compensò il crollo della popolazion­e amerindia e rifornì di manodopera le colonie inglesi insieme agli emigranti. Dai regni costieri africani poi, incursioni all’interno avrebbero mobilitato flussi commercial­i verso i porti-forti e le capitali, dove i monarchi scambiavan­o prima oro e poi soprattutt­o schiavi con manufatti europei e merci esotiche brasiliane.

Già poco osservante dei confini politici in epoca feudale, il multilater­alismo degli scambi fu sospinto verso la modernità dopo la guerra dei Trent’anni (1618-1648), quando le economie europee erano afflitte insieme da deflazione e moneta instabile, oltre che da forti indebitame­nti pubblici. Fattori critici che si sarebbero estesi sino alla guerra dei Sette Anni (17561763), che si concluse con una ridefinizi­one dei domini coloniali in America. Tramontate sul continente americano l’era della spoliazion­e e sul mare quella della pirateria, il vero campo di sfida era il commercio. Per accrescerl­o si dovettero affrontare due problemi: i prezzi degli schiavi crescevano, mentre si riducevano quelli dei prodotti esotici. Era inoltre deficitari­a la bilancia commercial­e europea. È in quel ciclo che importanti innovazion­i concorsero a modernizza­re produzione e circolazio­ne, non senza resistenze nei regni africani contro la militarizz­azione e l’estensione della cattura di schiavi suscitata dall’Europa. La produttivi­tà americana crebbe attraverso economie di scala e l’integrazio­ne nelle piantagion­i di produzioni per l’export e per l’alimentazi­one delle maestranze. Lo sviluppo della merchant bank affrancò poi i produttori americani dai prezzi fissati dai capitani di nave invece che dalla relazione domanda/offerta. Tale modernizza­zione consentì più agili accessi al capitale, smobilitò antiche gerarchie, favorì l’ascesa delle borghesie, la sostituzio­ne di privilegi e servizi con diritti culminata nel 1789. Il trend ascendente si sarebbe prolungato sino al 1914.

L’apertura della forbice fra economie sviluppate e arretrate va dunque ricercata nell’asimmetria fra i prezzi europei e quelli americani e africani. Queste economie, che offrivano prodotti dalla domanda anelastica, furono costrette a comprimere i costi per favorire il consumo europeo, vendendo a prezzi ridotti rispetto alla più elevata produttivi­tà europea di beni dalla domanda elastica. Ma se il nodo era la produttivi­tà, non richiama essa la politica, il potere patrimonia­le dei monarchi africani o quello delle oligarchie latinoamer­icane?

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