Corriere della Sera - La Lettura
L’Art è molto meno Brut
Apre venerdì 25 a Milano Affordable Art Fair, la rassegna dedicata a pezzi che non possono costare più di seimila euro. Agli Outsider — malati, irregolari, autodidatti, prigionieri della vita — è dedicato uno dei filoni più interessanti dell’edizione 2019. Mentre i maestri del genere vanno all’asta a New York a colpi di decine e centinaia di migliaia di dollari
Outsider Art, ovvero ultima evoluzione contemporanea di quella Art Brut creata da Jean Dubuffet negli anni Quaranta per definire l’indefinibile, l’arte scaturita fuori dagli schemi, oltre le scuole, al di là delle accademie, senza tenere conto di stili o mode, un’arte spesso nata nei luoghi del disagio mentale e sociale, come ospedali, manicomi, prigioni. Questo dell’Outsider Art (termine attribuito ufficialmente al critico inglese Roger Cardinal nel 1972) o dell’Art Brut (ma si può chiamarla anche Arte Irregolare) è il filone forse più affascinante dell’edizione 2019 dell’Affordable Art Fair di Milano, in programma al Superstudio Più di Milano da venerdì 25 a domenica 27 gennaio (preview giovedì 24). Declinazione italiana di un format nato a Londra nel 1999 (da un’idea di Will Ramsay) che ha prodotto fiere internazionali in dieci città nel mondo, oltre 211 mila visitatori e circa 30 mila opere vendute per un giro d’affari di 37 milioni di euro. Prezzo massimo per ogni opera: seimila euro.
A seguire le orme tracciate da Dubuffet non ci sono, in questa edizione che propone 85 gallerie di tutto il modo — e non potrebbero esserci, visto il tetto ai prezzi — , quei primi storici maestri chiamati Wölfli, Ligabue, Nedjar, Gill, Darger, Merati, Zinelli, Podestà, Toris, Settembrini, Koczy, Chighine, Gallizio, Fritz che oggi sbancano tranquillamente nelle aste. Piuttosto nomi nuovi come Cosimo Cavallo, Mauro Rolle, Antonella Trasmundi, Dan Miller, Shaul Knaz, rappresentati ad Affordable da due gallerie italiane (Gliacrobati di Torino, Maroncelli 12 di Milano) che sembrano incarnare alla perfezione il motto di Affordable 2019: Lose yourself in art, invito neanche tanto celato a perdersi nell’insolito destino del contemporaneo. «Queste due gallerie portano in fiera un filone di artisti spontanei, spesso autodidatti, con opere che nascono dall’urgenza emotiva — spiega Manuela Porcu, direttrice di Affordable —. Spesso si tratta anche di artisti con problematiche come l’autismo o con situazioni di disagio».
Quello che conta è, insomma, perdersi nell’arte. Cosimo Cavallo, ad esempio, «per molti è solamente un matto, uno che urla nei parchi»: eppure questo torinese di origini pugliesi, nato nel 1968, ha studiato al liceo artistico, ha frequentato un corso di decorazione all’Accademia Albertina di Belle arti, si è diplomato con una tesi sul concetto di superficie nel cinema di Federico Fellini. Mentre l’israeliano Shaul Knaz (1939) solo all’apparenza è un autodidatta che ama osservare le situazioni del suo Paese (e anche del kibbutz dove vive e lavora) per rappresentare — con le sue im- magini piatte che sembrano voler negare la prospettiva — una più universale ricerca umana dell’amore, della libertà, della gioia, della pace.
Tra le altre novità di Affordable anche una sezione speciale «che conduce i visitatori in un viaggio creativo nell’affascinante bacino del Mediterraneo». Mediterranean Collection è il titolo della sezione curata da Ludovica Cadario che propone sei gallerie che, per la prima volta in fiera, portano a Milano le tendenze artistiche più attuali di Portogallo, Spagna, Albania e Iran.
Wide Art Fair è invece la prima fiera d’arte realizzata in realtà virtuale. Nello spazio Wide Lounge, all’interno del padiglione, saranno allestite otto sedute, fornite dall’azienda italiana Dvo. Per ogni seduta ci sarà un visore, che permetterà ai visitatori di entrare in una fiera d’arte virtuale composta da dieci stand e di muoversi all’interno di essa con un joypad. Ogni artista dei dieci selezionati avrà a disposizione uno stand e potrà allestirlo a suo piacimento, personalizzando ogni aspetto, fino al sottofondo musicale. Gli artisti non saranno vincolati da gallerie d’arte e potranno lavorare in modo indipendente all’interno di una grande fiera internazionale.
A queste si affiancano le altre sezioni: La La Landscape! (sul paesaggio); A head full of colors (protagonisti il blu e il verde, ovvero gli evergreen che andranno anche quest’anno); Illustratori Illustri (altra novità) con un focus su due dei più quotati illustratori contemporanei (la francese Malika Favre e l’italiano Emiliano Ponzi) mentre nello spazio Untitled i visitatori possono provare a svelare il nome dell’artista che ha realizzato le opere esposte.
Con queste variazioni sul tema della Brut Art di Dubuffet (a cui fino al 3 marzo è dedicata la mostra L’arte in gioco al Palazzo Magnani di Reggio Emilia) , Affordable propone in qualche modo di trasformare gli outsider in un fenomeno di moda. Come è già successo al giapponese Kumiko Tamura (un altro degli artisti protagonisti dell’edizione 2019), passato dalle mostre nell’ospedale psichiatrico di Osaka alle gallerie più fashion di Shanghai. Un cambiamento che può portare lontano dai seimila euro di tetto massimo di Affordable fino alle quotazioni base di un’asta di Christie’s (New York) dedicata all’Outsider Art: dove nei giorni scorsi si spaziava tra i 40-80 mila dollari di Blue Animal with five figures di Bill Traylor ai 250-500 mila di un dittico firmato Henry Darger.