Corriere della Sera - La Lettura

Oltre il giardino di Bassani sui binari della Shoah

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La finzione letteraria di Giorgio Bassani (1916-2000) prende forma nell’opera dello scultore israeliano Dani Karavan (1930) Il giardino che non c’è, allestita negli spazi del Museo nazionale dell’ebraismo italiano e della Shoah di Ferrara (sopra, meisweb.it). Accade così che il luogo partorito dalla fantasia dello scrittore per Il giardino dei Finzi-Contini (1962) assuma la concretezz­a di un binario ferroviari­o di fronte al quale il pubblico non avrebbe mai pensato di trovarsi. Oltre l’immaginari­o muro di cinta di casa Finzi-Contini non abitano così le proiezioni sentimenta­li del romanzo, ma la Storia in una delle sue pagine più nere: la deportazio­ne degli ebrei nel lager di Auschwitz. Lo spunto, come rivela l’autore, è nato dall’incontro con un gruppo di turisti americani alla ricerca di un luogo inesistent­e, il giardino fantasma. Da qui l’idea di dirottare la curiosità su esperienze vissute, incise ancora nella memoria della città, per accompagna­re i visitatori in un altro viaggio: sulle tracce del ricordo, nell’edificio in cui Bassani fu detenuto dai fascisti. (maria egizia fiaschetti)

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