Corriere della Sera - La Lettura
Skoglund plasma un inverno digitale
Natura e artificio si intrecciano nella poetica di Sandy Skoglund (1946), protagonista dell’antologica Visioni ibride ospitata da Camera-Centro italiano per la fotografia di Torino (24 gennaio-23 marzo, camera.to). Il percorso, a cura di Germano Celant, spazia dai primi lavori degli anni Settanta alla fatica più recente, Winter (in alto), presentata in anteprima mondiale, la cui gestazione ha impegnato l’artista statunitense per oltre un decennio. Le trenta opere in mostra, di grande formato, sono segnate dalla commistione tra reale e immaginario. Il cortocircuito, prodotto da una sintassi ai limiti del paradosso, enfatizza la tensione tra punti di vista e sensibilità che si sfiorano, spesso senza comprendersi, nello stesso habitat. Da qui la predilezione per gli interni domestici: «Scenografie intricate — le definisce Skoglund — sfondo alle nostre attività quotidiane. L’inserimento di animali è un modo per mostrare quanto stranamente artificiale sia il mondo degli umani». Felini «radioattivi», uccelli, pesci (come in
Revenge of the Goldfish, 1981, sopra, utilizzata per la copertina del romanzo Venuto al mondo di Margaret Mazzantini) fanno emergere la tensione tra autentico e costruito: «Il conflitto tra mera sopravvivenza e abbellimento della vita crea un attrito molto affascinante».
Sono gli animali dunque, a incuriosirla: «Colgo nei loro occhi una coscienza che scruta lo stesso mondo in cui viviamo noi. Chi ci può dire se sia simile o alternativa alla nostra?». In Winter la complessità del processo creativo (dal set alla postproduzione) si è spinta un passo più in là: «I fiocchi di neve sono tagliati digitalmente dal metallo e le immagini sono stampate con inchiostro ultravioletto. Ho imparato a scolpire al computer per creare i file digitali utilizzati per modellare i gufi e le figure. Al contrario delle istantanee, Winter è uno studio su persistenza e perseveranza: un paesaggio artificiale che celebra le qualità belle e terribili della stagione più fredda».