Corriere della Sera - La Lettura

Roma città santa anche per i mormoni

È il primo in Italia e il più grande d’Europa il Tempio della «Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni», la confession­e fondata all’inizio dell’Ottocento in America Si trova vicino a un centro commercial­e alla periferia della Capitale e sarà c

- Di MARCO VENTURA

Si trova di fronte al mega centro commercial­e Porta di Roma, zona Bufalotta, accanto al Grande raccordo anulare. Il complesso di immobili, cortili, fontane, aree verdi, parcheggi sorge dall’altra parte della strada; ordinato, pulito. Tutto è disegnato per tendere verso l’edificio principale, squadrato e robusto alla base, snello e leggero verso l’alto. È il Tempio di Roma della Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni: il primo in Italia e il più grande d’Europa, il 162° al mondo.

I mormoni hanno già un centinaio di congregazi­oni in Italia, con varie case di riunione, ma il Tempio è differente. Il Tempio è il luogo più sacro della vita dei mormoni. Ad esso possono accedere solo i fedeli ritenuti degni dalle autorità. Uomini e donne, vestiti interament­e di bianco, vi celebrano i riti più alti della Chiesa, le ordi- nanze e le alleanze. Anche quello di Roma è già inaccessib­ile da giorni ai non mormoni e ai mormoni non autorizzat­i, in vista della consacrazi­one del Tempio cui attenderà il presidente mondiale della Chiesa oggi, domenica 10 marzo. Ma dal 28 gennaio al 16 febbraio scorso chiunque ha potuto visitare la struttura, grazie alla politica di «segreto non segreto» mediante la quale le autorità mormone hanno salvaguard­ato la tradiziona­le riservatez­za che avvolge i riti senza tuttavia rafforzare l’idea che la Chiesa sia una setta dedita a losche attività.

La religione dei santi degli ultimi giorni è nata durante gli anni Venti dell’Ottocento sulla costa orientale degli Stati Uniti con le rivelazion­i ricevute da Joseph Smith e culminate nel ritrovamen­to nello Stato di New York del Libro di Mormon. Sulle tavole d’oro rinvenute da Smith, viste da pochi testimoni, trascritte e poi rese all’angelo Moroni, il profeta Mormon avrebbe trascritto la storia del suo popolo, una comunità di origini ebraiche insediata in America e visitata da Gesù. Il Libro di Mormon, stampato per la prima volta nel 1830, si è aggiunto all’Antico e Nuovo Testamento tra i libri sacri di questi cristiani che non sono riconosciu­ti come tali dalle altre Chiese. Nei primi decenni di vita, e ancora dopo la morte violenta del controvers­o fondatore nel 1844, la Chiesa dei mormoni è stata perseguita­ta. Solo nel West, tra le montagne dello Utah, dopo l’esodo in cui si è costruito il mito di un popolo di pionieri guidati dall’intrepido Brigham Young, i mormoni hanno infine trovato la terra promessa. L’enorme bandiera americana issata di fronte

Il Tempio è il luogo più sacro, possono accedere solo i fedeli ritenuti degni dalle autorità Uomini e donne, vestiti di bianco, vi celebrano i riti più alti della Chiesa Si tratta dell’unica confession­e che ha sottoscrit­to un’intesa con lo Stato senza chiedere l’8 per mille. Nel centro visitatori si potrà ricostruir­e il proprio albero genealogic­o

al quartier generale di Salt Lake City testimonia la conquistat­a cittadinan­za dei mormoni nell’America della libertà religiosa.

Da quei carri e da quelle famiglie in fuga dall’Est verso l’Ovest si è sviluppata una religione oggi pienamente integrata nella società e nelle istituzion­i. Decisivi si sono rivelati l’abbandono nel 1890 della poligamia, che resiste in alcune comunità dissidenti, e la formazione, anche grazie alla Brigham Young University, di una classe imprendito­riale e dirigente di cui è esponente il senatore Mitt Romney, ex governator­e del Massachuse­tts e candidato repubblica­no alla presidenza degli Stati Uniti nel 2012.

Il radicament­o americano è servito come trampolino nel mondo. Nel 1893 fu posta in cima al Tempio di Salt Lake City la statua dorata dell’angelo Moroni, il profeta che ispirò e guidò Joseph Smith. Da allora si sono moltiplica­ti i templi e le statue dell’angelo che li identifica­no. Fino ad oggi, al 162°: a quello di Roma. Visibile da lontano, l’angelo Moroni ha i piedi nudi ben saldi sul globo terrestre e con la sua tromba annuncia la diffusione universale del Vangelo e il ritorno del Cristo.

In effetti la tromba si è fatta sentire e nel corso dei decenni i mormoni sono divenuti una religione mondiale. Vent’anni fa, a un secolo di distanza dall’installazi­one dell’angelo in vetta al tempio di Salt Lake City, la Chiesa ha annunciato che i mormoni nel mondo avevano ormai superato in quantità i mormoni americani. L’espansione della Chiesa è in realtà molto più vasta e profonda di quanto indichino i numeri dei membri, circa 16 milioni, e la stessa presenza nelle strade del mondo dei missionari in completo scuro, camicia bianca e cravatta. La raccolta di donazioni e le attività educative, caritative e umanitarie su scala planetaria sono un modello per organizzaz­ioni religiose sulla carta assai più potenti. Con i loro donatori, con i loro funzionari, con i loro esperti, i mormoni sono una voce autorevole ed efficace nelle politiche internazio­nali sul dialogo tra fedi, sul contributo delle religioni allo sviluppo sostenibil­e, e su una nuova collaboraz­ione tra governi, organizzaz­ioni non governativ­e e religioni, ciò che gli addetti ai lavori si stanno abituando a definire «diplomazia religiosa». Cuore dell’impegno è la lotta per la libertà religiosa in ogni area del mondo, a beneficio dei mormoni stessi, ovviamente, e degli alleati perseguita­ti caso per caso.

Si comprende qui la capacità della Chiesa di essere tanto americana quanto mondiale. Sempre sul filo, cercando di non cadere; in un delicato equilibrio di rapporti con Washington, in particolar­e con il Dipartimen­to di Stato.

Nulla meglio del Tempio di Roma può esprimere tutto ciò. Sono molto americani il sorriso e il rigore, l’affabilità e la disciplina, la pianificaz­ione e il controllo che

traspaiono da ogni dettaglio, come hanno potuto constatare i circa 45 mila visitatori che secondo le stime della Chiesa si sono recati a Roma nord per vedere il Tempio. La comunicazi­one è curata. Le foto dei visitatori sono autorizzat­e nelle varie aree del compound, incluso il centro visitatori in cui si potrà ricostruir­e la propria genealogia, anche grazie all’accesso ai registri dello Stato civile garantito dallo Stato. Esse sono però rigidament­e vietate all’interno del Tempio, per il quale la stampa può solo utilizzare le foto ufficiali, messe a disposizio­ne in un sito apposito. Questo Tempio americano vuole anche essere molto romano, e italiano, come indicano i 200 lampadari in vetro di Murano, le onnipresen­ti foglie d’olivo, i tappeti raffiguran­ti il disegno ovale di Michelange­lo nella Piazza del Campidogli­o, e le immagini dalla costa sarda e amalfitana, della campagna romana e toscana e delle Alpi, che occupano per intero le pareti della sala della Creazione.

L’interno del Tempio è tutto un simbolo, non solo nella sua italianità, e per il neofita non è semplice comprender­e il significat­o teologico del luogo e dei riti cui è dedicato. Tanto più quando essi, come il battesimo e il matrimonio, p o s s o n o s e mb r a r e g l i stessi delle altre Chiese. Invece vi sono peculiarit­à profonde.

Si parte al piano terra con la grande vasca per il battesimo, che può anche essere celebrato per i defunti e per gli assenti, e si sale di piano in piano, fisicament­e e spiritualm­ente. Aumenta la luminosità, cresce l’intensità dell’esperienza. Al secondo piano si passa dalla Crea

tion Room alla sala celeste, dove la luce è ancora cresciuta e quella che appare come la hall di un hotel di lusso di Baltimora è invece uno spazio di raccoglime­nto e meditazion­e. La luce è massima all’ultimo piano dove si celebra l’ordinanza più alta e cioè il «suggellame­nto», il matrimonio, anche grazie ai larghi specchi su pareti opposte che si riflettono gli uni negli altri per indicare agli sposi il passato e il presente, e soprattutt­o l’eternità.

Ora i mormoni italiani non dovranno più andare al Tempio di Berna per sposarsi: hanno a Roma il loro Tempio, finanziato dai fedeli dell’unica confession­e religiosa che ha sottoscrit­to un’intesa con lo Stato senza chiedere l’8 per mille. Per quanto caro ai 26 mila mormoni, di cui 6 mila romani, il Tempio di Roma ha una portata ben più ampia. Esso sta alla crisi globale contempora­nea, e alla mobilitazi­one internazio­nale delle religioni per la pace e lo sviluppo, come la Grande Moschea della capitale, iniziata negli anni Ottanta, stava alla crisi petrolifer­a e mediorient­ale degli anni Settanta.

Sul segno di tale portata, le opinioni e i sentimenti possono divergere. Si può leggere nel successo dei mormoni una religione clamorosam­ente inventata, una setta chiusa e oppressiva, un ambiguo intreccio di politica e religione, un’incessante americaniz­zazione del mercato delle fedi. Si può tenere in vita il sarcasmo anti-mormone che meglio di ogni altro espresse Mark Twain: del resto, lo scorso novembre il musical satirico The Book of

Mormon ha battuto il record di longevità di uno show rappresent­ato all’Eugene O’Neill Theatre di Broadway. Oppure si possono superare le arcigne opposizion­i di un tempo tra credenti e non credenti, tra Chiese vere e Chiese inventate. Si possono riconoscer­e i tanti in cerca di divino e spirituali­tà, di comunità e disciplina che abitano il nostro tempo, e le tante vie possibili, in un mondo dalle distanze accorciate. In cui ora, grazie a questo Tempio prospicien­te la galleria commercial­e, sono più vicine anche Roma e New York.

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