Corriere della Sera - La Lettura

Un gatto scaccia la nostalgia di un gatto

La favola di Soriano

- Di SEVERINO COLOMBO

Manuel si sente triste e solo all’inizio di questa storia. Con i suoi genitori ha dovuto abbandonar­e in fretta Buenos Aires: ha lasciato laggiù un triciclo, un lungo trenino elettrico e, soprattutt­o, la gatta Pulqui. Quando nel 1976 i militari salgono al potere in Argentina lo scrittore Osvaldo Soriano (1943-1997) decide con la famiglia di lasciare il suo Paese per Parigi, un luogo dove «vivere nella libertà». Lo scrittore — tra i suoi capolavori: Triste, solitario y final (1973), La resa del leone (1986) e L’ora senz’ombra (1995) — ha scritto un racconto per ragazzi sul tema della lontananza: Nero, il gatto di Parigi (1989). Nella storia, narrata dal punto di vista del bambino, Soriano confonde, alla sua maniera, realtà e finzione: il Nero del titolo è un gatto dagli «occhi tondi come padelle» e dai «baffi lungi come canne da pesca» che Osvaldo e il figlio, nella finzione, vanno a prendere «un pomeriggio alla Società per la Protezione degli animali». Con lui Manuel vivrà avventure degne di Sandokan e Tarzan: per le strade, sui tetti e perfino sulla Torre Eiffel. Storie a cui nessun genitore crederebbe perché, avverte Nero, «i grandi non hanno abbastanza immaginazi­one». La vicenda mette in scena lo sradicamen­to da un luogo e il non facile percorso di adattament­o a una nuova vita; per Manuel a Parigi tutto è diverso: «La lingua ma anche la neve e le strade che finivano subito (...), ditemi voi come si fa a orientarsi in questo dedalo di viuzze».

La favola è «un’ode alla nostalgia», «uno sguardo che annulla le distanze e avvicina quello che manca», secondo Marco Ciriello che firma l’introduzio­ne al volume. A poco a poco Manuel comincia a «sognare quel paese misterioso» che i racconti dei genitori fanno rivivere tutte le sere: «A volte, prima di addormenta­rmi, pensavo a cordiglier­e innevate, terre rosse, pianure infinite».

Nero, il gatto di Parigi è un inno alla libertà e al potere dell’immaginazi­one: «Potevo farcela. Potevo salire sulle nuvole e vedere l’Argentina di là dal mare». La storia, già uscita alla fine degli anni Ottanta per Mondadori Junior, è riproposta dalla casa editrice LiberAria (in libreria dal 14 marzo) nella rinnovata collana «Phileas Fogg» curata da Alessandro Raveggi, con la nuova traduzione di Ilide Carmignani e le illustrazi­oni originali di Vincenza Peschecher­a (sopra: un’immagine dal libro) che dialogano con le pagine di Soriano giocando ora con la topografia di Parigi, ora con i colori, ora con i dettagli di luoghi e personaggi.

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