Corriere della Sera - La Lettura
I nostri sogni contano L’urlo dei ghetti neri
Esce il film tratto da «The Hate U Give», il romanzo di Angie Thomas che ha (ri)dato voce alle proteste afroamericane. «La strada per battere il razzismo è ancora lunga»
Il tempio della letteratura afroamericana si è arricchito nel 2017 di una voce nuova: quella di Angie Thomas, scrittrice nata e cresciuta a Jackson, Mississippi, in quella parte d’America afflitta da uno dei più alti tassi di analfabetismo, lo stesso Mississippi a cui dobbiamo il maggior numero di capolavori letterari provenienti dal Sud.
Thomas, 31 anni, ha esordito due anni fa con The Hate U Give, romanzo young adult che in America è diventato in poco tempo un caso editoriale e in Italia è stato pubblicato da Giunti con lo stesso titolo nella traduzione di Stefano Bortolussi. The Hate U Give è la storia della sedicenne afroamericana Starr Carter e di come la sua vita cambi drammaticamente dopo aver assistito all’omicidio dell’amico d’infanzia Khalil per mano di un poliziotto bianco. Sarà quell’evento a condurla sulla strada dell’attivismo politico e a convincerla a schierarsi in difesa dei diritti della sua comunità. Una scelta che Starr dovrà sostenere davanti alle proteste della sua famiglia, davanti alla freddezza e ai pregiudizi delle amiche di scuola (prevalentemente bianche) che frequenta e alle preoccupazioni del fidanzato (bianco) Chris.
Sull’onda del successo del romanzo il regista George Tillman Jr ha girato un adattamento cinematografico, uscito negli Stati Uniti lo scorso ottobre e in arrivo nelle sale italiane il 14 marzo, con protagonista l’attrice ventenne Amandla Stenberg nel ruolo di Starr. In occasione dell’uscita del film, nel quale Angie Thomas appare in un cameo e che nel nostro Paese si intitolerà Il coraggio della verità (come il sottotitolo dell’edizione italiana), «la Lettura» ha raggiunto la scrittrice al telefono nella sua casa di Jackson.
«Ero in estasi quando mi hanno detto che il libro sarebbe diventato un film», racconta Angie Thomas. «Vedere Amandla dare vita a Starr è stato emozionante. Ho parlato con lei a lungo durante le riprese per cercare di aiutarla a entrare nel personaggio. Ogni volta che aveva un dubbio ci confrontavamo. Credo che abbia investito tantissimo a livello emotivo per mettersi nei panni di Starr. Gliene sono grata».
Narrato in prima persona dal punto di vista della protagonista, il romanzo prende il titolo da un acronimo inventato dal rapper Tupac Shakur (19711996), Thug Life: «The Hate U Give Little Infants Fucks Everybody», nel senso che l’odio di cui si nutrono i bambini prima o poi si riversa su tutto il resto della società. «Sono cresciuta leggendo Harry Potter e Mildred D. Taylor — continua Angie Thomas — ma i miei veri eroi erano i rapper, perché è grazie alle loro canzoni che ho trovato me stessa. Grazie a Tupac, a Lauryn Hill e a Nas ho capito chi ero, ho capito qual era il mio ruolo e la mia posizione in America. L’hip hop è stato la mia letteratura e i rapper gli autori che mi hanno dato una voce. Mi considero fortunata perché non ho mai sperimentato il razzismo sulla mia pelle. Ma la strada in America è ancora lunga, forse troppo lunga: qui non tutti hanno i mezzi per vivere un’esistenza degna di essere chiamata tale. Per esempio, le scuole dei quartieri afroamericani ricevono meno fondi dal governo rispetto a quelle frequentate dai bianchi. Perché questi bambini non hanno diritto alle stesse opportunità? Le conseguenze della schiavitù sono ancora realtà per molti».
Starr vive nel quartiere immaginario di Garden Heights, il ghetto che rappresenta tutti i ghetti d’America. Angie Thomas ha cominciato a scrivere il romanzo dopo la morte del ventiduenne afroamericano Oscar Grant, assassinato nel 2009 a Oakland, California, da un poliziotto bianco. Grant era disarmato, così come lo è Khalil nel libro. È stato dopo l’omicidio di Grant che Angie Thomas, allora studentessa al-
la Belhaven University di Jack son, ha cominciato ascrivere. Ne è nato un racconto breve che qualche anno dopo è sbocciato inThe Ha teUG iv e,ilcu imano scritto finale di oltre 400 pagine è stato conteso da tredici case editrici. La reazione di Angie Thomas all’omicidio di Oscar Grant fa parte di quella «rabbia di spiegare» ( rage to explain) che accomuna gli scrittori del Sud: secondo il saggista Fred Hobson questi autori sentono la necessità, «più di ogni altro americano, di spiegare, di difendere o di affermare quello in cui credono».
« The Hate U Give è innanzitutto una storia che ho scritto per me stessa — continua Thomas —, il romanzo attraverso cui ho mostrato quello che sono ai lettori. Da piccola ho frequentato soprattutto scuole private, dove la maggior parte degli studenti era bianca. È stato naturale a quel punto scrivere di Starr. La sua storia viene dalla mia. Tanti miei compagni di classe non capivano i problemi che affliggono la mia comunità e quello per cui mi battevo. Ciò che ho fatto è stato prendere la mia vita e metterla in un libro».
Starr Carter ha influenzato un altro personaggio creato da Angie Thomas: la sedicenne Brianna, protagonista del secondo romanzo dell’autrice, On the Come
Up, uscito negli Stati Uniti lo scorso febbraio per Balzer + Bray, marchio per ragazzi di HarperCollins. In quest’ultimo libro ritornano il rap e la questione razziale, il ruolo della famiglia come modello per una buona comunità e quello della scuola — anche in questo caso frequentata per la maggior parte da bianchi —, l’universo nel quale i ragazzi vengono messi alla prova e si scontrano con la vita. «Starr e Bri sono molto diverse l’una dall’altra», spiega Thomas. «Bri può sembrare aggressiva, ha una personalità più forte rispetto a Starr. Per me è semplicemente appassionata, forse meno timida. Bri e Starr sono due ragazze afroamericane che vivono vite diverse, anche se entrambe appartengono allo stesso quartiere di Garden Heights. Sono lo specchio della comunità afroamericana: un universo variegato, nel quale ognuno di noi ha le sue passioni e la sua identità».
Anche On the Come Up rientra nel filone della narrativa young adult, un genere nel quale Angie Thomas si trova a proprio agio. «Mi piace scrivere per i ragazzi perché i giovani lettori di oggi sono i politici di domani. Considero i miei libri una sorta di “investimento” nelle prossime generazioni, anche se non escludo in futuro di dedicarmi a un pubblico più ampio». Dietro a questa scelta c’è anche una ragione più profonda, legata a problematiche sociali mai del tutto risolte: l’organizzazione americana We Need Di
verse Books («Abbiamo bisogno di libri diversi») ha mostrato come su 3.200 libri per ragazzi pubblicati negli Stati Uniti nel 2013 soltanto 93 avevano per protagonista un afroamericano. Per Angie Thomas questo è il momento giusto per raccontare ai lettori eroine come Starr e Bri.
La vicenda di Starr rispecchia quelle di tanti afroamericani, in particolare di quei giovani che negli ultimi anni si sono misurati con movimenti venuti dal basso come Black Lives Matter. A soli vent’anni Starr ha già visto morire i due migliori amici e sa che non otterrà mai giustizia. Riesce a sfogare la rabbia che si porta dentro solo ascoltando musica rap, perché è lì che la sua storia diventa importante — la stessa Thomas ha un passato da rapper amatoriale mentre uno dei protagonisti del film, lo zio di Starr, è Common, leggenda dell’hip hop.
Angie Thomas è già al lavoro su un terzo romanzo, ambientato nello stesso ghetto di Garden Heights. Il suo Mississippi — la terra dell’aristocrazia decadente di William Faulkner, delle contraddizioni umane narrate da Eudora Welty e della povertà delle zone del Delta ritratta da Jesmyn Ward —, è l’immagine dell’America: un Paese che non ha ancora smesso di fare i conti con il razzismo e con le cicatrici della schiavitù. Questo libro, scrive Thomas, è per «i ragazzi di tutti i Garden Heights del mondo: le vostre voci contano, i vostri sogni contano, le vostre vite contano. Siate rose che crescono dall’asfalto».