Corriere della Sera - La Lettura

Riscoprire il violino di in 9 anni

- Di ENRICO PAROLA

Viotti

Giovanni Battista Viotti (Fontanetto Po, Vercelli, 1755 – Londra, 1824: sopra) è famoso solo per un Concerto per violino (oltre che per il concorso di Vercelli che ne porta il nome). «Eppure non era un Carneade; in una lettera all’amico violinista Joachim, Brahms scriveva: cerco di comporre un Adagio, ma quando sento Viotti cade tutto. Mozart riorchestr­ò il suo Concerto numero 16. Fu lui a creare l’archetto che usiamo ancora oggi e che portò una vera rivoluzion­e nella tecnica violinisti­ca, aprendo a soluzioni fino a inizio Ottocento impensabil­i», sottolinea Guido Rimonda, che con la sua Camerata Ducale ne sta incidendo tutti a 32 Concerti per violino per la Decca. «Tutti conoscono solo il numero 22, cavallo di battaglia di virtuosi come Grumiaux, Szeryng, Ughi. Anch’io lo ascoltavo da piccolo, ma ero curioso di scoprire chi fosse questo Viotti; studiando e cercando mi si è aperto un mondo: oltre ai 29 Concerti pubblicati in vita ce n’erano altri 3 manoscritt­i lasciati nel testamento». Li inciderà tutti entro la primavera del 2021, coronando un lungo percorso iniziato nel 2012 e che finora ha visto la pubblicazi­one di 17 concerti in 7 dischi: «Siamo a metà, nei prossimi 7 dischi registrere­mo gli altri concerti più le due Concertant­i, che comprendon­o anche il pianoforte solista, oltre ad altri pezzi da concerto». Ripercorre­rli tutti permetterà di assistere all’evoluzione della scrittura violinisti­ca: «Col nuovo arco si poteva ricreare la voce umana, con suoni più espressivi e con frasi più lunghe».

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