Corriere della Sera - La Lettura
Una banca della musica con centomila suoni: la magia degli Stradivari
Due anni di lavoro per rendere disponibili al mondo le note irripetibili di quattro strumenti meravigliosi. Custoditi nella città dei liutai
«La nostra proposta aveva altissime probabilità di essere rifiutata. Mi immaginavo che, mentre la esponevamo, la persona di fronte a noi schiacciasse improvvisamente un pulsante sotto alla scrivania, come nei film, per farci inghiottire dal pavimento...». Sorride, non poco, Leonardo Tedeschi, che insieme a Mattia Bersani guida Audiozone Studios, azienda di Piacenza che si occupa di start-up, produzione musicale e sound design.
Qual era la proposta è presto detto. Digitalizzare, nel miglior modo tecnologico possibile, oltre 100 mila suoni di alcuni gioielli di liuteria del Museo del Violino di Cremona. Per farli vivere in eterno, in una banca del suono, che dia a chiunque la possibilità, attraverso un database, di usarli a un prezzo democratico (parliamo di cifre che stanno sotto i 500 euro). Tedeschi racconta a «la Lettura»: «Noi veniamo da sette anni di drum’n’bass (genere della dance music anni Novanta, ndr). Abbiamo suonato con i Chemical Brothers, i Subsonica. Abbiamo vissuto a fondo il mondo della notte, ma l’idea di lavorare su strumenti ad arco di tale valore ci affascina al punto che ci siamo lanciati nell’idea». Alla presentazione del progetto nessuno schiaccia pulsanti da espulsioni. Anzi. Tutti entusiasti, dalla direzione del museo a Paolo Bodini, presidente del network Friends of Stradivari, fino all’amministrazione comunale.
Una volta incassato il sì, Bersani e Tedeschi coinvolgono due aziende tedesche ai vertici mondiali per la produzione di questo genere di software e per la tec- nica di registrazione, la E-Instruments di Thomas Koritke con base ad Amburgo e la Native Instruments di Berlino. Saranno i tedeschi a portare a termine il lavoro nei primi sei mesi del 2020. Passo successivo alla partenza del progetto: la scelta da parte del museo degli strumenti per il progetto. Una viola Stauffer Girolamo Amati del 1615, un violoncello Antonio Stradivari Stauffer del 1700, un violino Antonio Stradivari Vesuvio del 1727 e un violino Guarneri del Gesù Principe Doria del 1734. Suonati rispettivamente da Wim Janssen, Andrea Nocerino, Antonio De Lorenzo, Gabriele Schiavi.
«Non è stato semplice — ammette il violoncellista Nocerino, 27 anni — avere il metronomo in cuffia che ti batteva il tempo nelle orecchie per molte ore al giorno in un periodo ininterrotto di due settimane. Ma vuoi mettere la bellezza e la fortuna di suonare strumenti di questa levatura (quel violoncello è stimato intorno ai 18 milioni di euro, ndr)... ». Il lavoro di registrazione è stato lungo: sono state incise tutte le note in ogni modo possibile per poter scegliere alla fine il suono più vicino allo strumento nella sua naturalezza. «La prima parte è stata meccanica — racconta Nocerino — ma con la seconda siamo entrati in ambito artistico, perché dovevamo scegliere, trovare il punto in cui lo strumento vibra meglio. E che meraviglia il suono profondo e ricco di armonici prodotto dalla quarta corda...».
«Durante i 40 giorni di registrazione, iniziati il 7 gennaio scorso — spiega Virginia Villa, per 35 anni direttrice della Civica Scuola di Liuteria di Milano e ora direttore generale del Museo del Violino di Cremona — nelle vie che circondano lo stabile il traffico è stato bloccato nelle ore di incisione. La città ha risposto bene. Gli strumenti ad arco sono il vanto di Cremona. Qui lavorano 250 liutai, qui si svolgono le olimpiadi di liuteria. All’ultima edizione hanno partecipato 400 strumenti provenienti da 40 Paesi. L’idea di Audiozone ci è piaciuta perché porterà in giro per il mondo il suono dei nostri strumenti ad arco. Si potrà disporre di una banca digitale di note, unica al mondo». Il progetto di acustica dell’Auditorium Giovanni Arvedi, dove è avvenuta la ripresa del suono e dove si tengono audizioni con utilizzo di strumenti della collezione, è stato curato dall’ingegnere Yasuhisa Toyota dello studio Nagata Acoustics, uno dei più grandi esperti mondiali del settore e già capo progetto di oltre 50 sale concerto nel mondo. «Chi viene alle audizioni — prosegue Villa — ascolta la musica a distanza di due metri, la percepisce sul proprio corpo».
È importante anche accorgersi tempestivamente di eventuali condizioni di degrado degli strumenti conservati nel museo. È una delle cose di cui si occupa Fausto Cacciatori, il conservatore di questo luogo. «La sfida è far sì che il suono attuale resti così anche fra 300 anni. Esso si modifica in conseguenza di interventi di restauro, riparazione e ammodernamento. Perché noi, a differenza di altri musei, gli strumenti li facciamo suonare».