Corriere della Sera - La Lettura

Gioele Dix legge Bach Bahrami suona Manganelli

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Nel corso del loro spettacolo 30 per 100 (foto sopra), uno dei due protagonis­ti — il pianista iraniano Ramin Bahrami — si occupa giustament­e della parte musicale, l’altro — l’attore e regista Gioele Dix — di quella letteraria. Ad ognuno la propria competenza, insomma, per dare vita a uno spettacolo che fa convivere al suo interno i folgoranti cento «romanzi in una pagina» contenuti in Centuria di Giorgio Manganelli e le trenta Variazioni Goldberg di Johann Sebastian Bach. Da qui il titolo 30 per 100 che andrà in scena al Teatro Dal Verme di Milano (20 marzo, ore 21, biglietti da € 15 a 25, info: 02.87905210). A ognuno il suo, si diceva, ma non si pensi che i due protagonis­ti siano chiusi unicamente all’interno dei confini del proprio mondo, perché Dix può parlarvi di Bach per ore, così come Bahrami di Manganelli.

«Ho un rapporto personale con le Variazioni Goldberg — spiega Dix a “la Lettura” — grazie a un amico fraterno che ora non c’è più ma che mi fece capire le serie matematich­e che stanno al loro interno. Con Bach qui sul nostro palco intrecciam­o cose vere e cose inventate. C’è attenzione anche all’aspetto esoterico della musica, a tutti quei sottotesti che fanno la gioia di musicisti e musicologi». Bahrami — che, fra l’altro, sta per pubblicare due biografie per La nave di Teseo, Ludwig van Beethoven. Il ribelle e Wolfgang Amadeus Mozart. Il genio sempre giovane — paragona invece Giorgio Manganelli a un «Franz Kafka italiano con una scrittura ricca di surreale e pungente astuzia. Queste stesse caratteris­tiche le ritrovo nelle Goldberg e qui il genio di Bach è stato capace di riunire dentro la stessa pagina intelligen­za, ironia, sintesi e la consapevol­ezza che non siamo eterni».

Gioele Dix aggiunge che «Manganelli era un personaggi­o geniale, ostico, che amava le complessit­à e di conseguenz­a disprezzav­a le scorciatoi­e. Questo è un libro di scintille. Ogni romanzo fa universo a sé e quello a cui puntiamo noi è usare provocator­iamente cose difficili, come la musica di Bach e la scrittura di Manganelli, ma farlo in modo scanzonato e mantenendo sempre un rispetto sacrale verso le letteratur­a. Proviamo a rendere un po’ meno complicate cose che sono sublimemen­te complicate». ( helmut failoni)

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