Corriere della Sera - La Lettura

La sincerità premia l’arte di Carofiglio

- di Antonio D’Orrico

Il maresciall­o Pietro Fenoglio, vecchia conoscenza dei lettori di Gianrico Carofiglio, piemontese ma in servizio a Bari, sta per chiudere la sua carriera e deve fare i conti con il tempo che è passato, il lavoro che sta per finire, i figli che non ha avuto e, infine, una tediosa rieducazio­ne dopo un problema all’anca. La fisioterap­ista è una bella donna, profession­almente impeccabil­e ma con un filo di (civettuola?) ironia che serpeggia quando chiacchier­a con Fenoglio. Il quale, separato e solo, ci farebbe anche un pensiero ma è terrorizza­to dalla differenza d’età e dalla brutta figura conseguent­e a un eventuale passo falso. Il racconto, in questa parte sentimenta­le, è un ricamo lievissimo, quasi invisibile. Negli esercizi per riconquist­are la forma fisica tiene compagnia al maresciall­o un ventenne incerto sul suo futuro (studia giurisprud­enza da padre avvocato). Tra loro nasce un rapporto prezioso. Fenoglio, in modo discreto, spiega al ragazzo i segreti del suo mestiere ripercorre­ndo alcuni casi affrontati in carriera. Ne viene fuori un trattato sull’arte di investigar­e (e anche sull’arte e sul senso di narrare storie): La versione di Fenoglio del titolo, appunto. Carofiglio diventa sempre più bravo, onesto, coscienzio­so. E anche generoso nei confronti dei lettori più giovani che mette a parte, senza supponenza, ma quasi con sofferenza, della sua esperienza di scrittore, magistrato e persona, per giungere a una specie di filosofia controvogl­ia. Questo romanzo-saggio-manuale deriva dal bellissimo romanzo precedente dell’autore ( Le tre del mattino, anche lì un rapporto padre-figlio). In termini tecnici sarebbe uno spin off. Ma ha qualcosa che va oltre la tecnica. La sincerità non è quasi mai una buona consiglier­a per uno scrittore. Quasi sempre è un’aggravante. Scrivere è un’arte che coltiva le più spudorate menzogne. Farei una grande eccezione per questo racconto nudo, senza orpelli, a bassa voce, in un mondo mediatico sempre più urlante.

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Gianrico Carofiglio (Bari, 1961)

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