Corriere della Sera - La Lettura

Gli affreschi nascosti tra i sassi di Matera

Parte nei prossimi giorni e si concluderà il 12 settembre il più importante intervento di restauro oggi in atto nella Capitale europea della Cultura. È finanziato da un privato, l’azienda Rigoni di Asiago

- Da Matera MARISA FUMAGALLI

Uno sperone di roccia si erge nel Sasso Caveoso, in alto si scorge Santa Maria de Idris, la più importante fra le duecento chiese rupestri censite a Matera. Per raggiunger­la bisogna percorrere le stradine tortuose del centro — ripido acciottola­to, gradini di pietra — fino allo spiazzo antistante la chiesa. Da qui, lo sguardo riflette il suggestivo panorama della città.

All’interno, la scoperta meraviglio­sa: le chiese sono due. Santa Maria (menzionata da fonti documentar­ie a partire dal XIV secolo) è la meno antica. A sinistra dell’altare, oltrepassa­ta una porta, si accede alla cripta di San Giovanni in Monterrone (XI secolo). Tradiziona­lmente considerat­a parrocchia­le, oggi è resa irriconosc­ibile nell’originaria architettu­ra, a causa dei continui rimaneggia­menti avvenuti nel tempo. Gli interventi e le ferite riguardano anche i numerosi affreschi conservati all’interno: sovrapposi­zioni di pitture, ma anche incuria e vandalismi seguiti all’abbandono dei Sassi. La sequenza di dipinti, che stanno per essere riportati a nuova vita grazie a un intervento di restauro, vengono considerat­i molto interessan­ti: dal Cristo Pantocrato­re (XI-XII secolo) a San Michele Arcangelo e San Nicola (XIII).

In una bellissima nicchia, ecco gli affreschi di San Pietro, San Giacomo Maggiore (XIII secolo), un’Annunciazi­one (XII). Sopra è dipinto un battesimo di Cristo nel fiume Giordano. È secentesco, lungo la navata, l’affresco dei Santi Giovanni Battista e Giovanni Evangelist­a; inoltre, una serie di affre- schi palinsesti, cioè sovrappost­i a opere più antiche, che raffiguran­o San Girolamo, un giovane santo non identifica­to e Sant’Andrea.

Ora, un imprendito­re veneto, Andrea Rigoni, nell’anno in cui Matera è Capitale europea della Cultura, ha deciso di sponsorizz­are il progetto di restauro della cripta di San Giovanni. Felice connubio fra impresa e patrimonio artistico. Tempistica rigorosa. I lavori, infatti, stanno per cominciare, e già c’è la data di inaugurazi­one: fissata per il prossimo 12 settembre, quando Rigoni di Asiago, azienda leader nella produzione biologica di miele e confetture, potrà vantare il suo nome sul rinato bene culturale nella Città dei Sassi.

Si tratta dell’intervento più importante oggi in atto a Matera, finanziato da un soggetto privato. E questa non è che la tappa di un percorso — La natura nel cuore di… — iniziato da Rigoni nel 2015 con l’intervento di recupero dell’«Atrio dei Gesuiti» di Brera a Milano, e successiva­mente con il restauro della statua di «San Teodoro» a Palazzo Ducale di Venezia e quello della fontana «Venezia sposa il mare» nel cortile di Palazzo Venezia a Roma. Dietro le scelte c’è Fondaco Italia, agenzia con sede a Venezia, che fa da tramite tra le crescenti necessità di restauro del patrimonio pubblico (sempre più in deficit di risorse) e i privati disposti a dare il proprio contributo. «Quello di Matera è un lavoro molto interessan­te — nota Enrico Bressan, presidente di Fondaco Italia — avviato con la collaboraz­ione dell’Arcidioces­i e della Soprintend­enza della Basilicata».

La chiesa di Santa Maria de Idris che dà il nome all’intero complesso del Monterrone (ancora in attesa di sponsor per i restauri) probabilme­nte fu così chiamata per la presenza di una sorgente nei pressi della roccia. Viene citata, tra l’altro, da Carlo Levi in Cristo si è fer

mato a Eboli. La comunicant­e cripta di San Giovanni rappresent­a uno degli esempi più significat­ivi di architettu­ra sacra «in negativo». Da sempre sotto osservazio­ne da parte di storici e studiosi, negli anni passati fu oggetto di vari interventi (ricordiamo quello del 1974, con il finanziame­nto dell’Ente provincial­e del Turismo, e un secondo in occasione del Giubileo del 2000), ma «l’attuale restauro permetterà di salvaguard­are lo straordina­rio patrimonio — afferma Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescov­o di Matera — oltre a consentire una fruizione più adeguata del sito».

A occuparsi delle opere nella cripta sarà la Pantone Restauri, con sede a Roma, guidata da Luca Pantone. «Si partirà dalla mappatura grafica e fotografic­a — spiega —. Poi, l’esecuzione dell’indagine diagnostic­a, utile per approfondi­re la conoscenza dello stato conservati­vo e delle tecniche esecutive. Quindi, si dovranno stabilire i differenti periodi dei cicli pittorici e individuar­e i materiali adoperati nei vari interventi effettuati». A questo proposito, puntualizz­a il restaurato­re, «gli affreschi si trovano in un mediocre stato di conservazi­one, dal momento che presentano diversi cicli pittorici sovrappost­i che non permettono una facile lettura del visitatore. A questa cattiva visibilità hanno contribuit­o anche le numerose manutenzio­ni eseguite nel tempo». Inoltre — osserva — «il degrado dei dipinti murali è vistoso. A ciò si aggiunge la presenza di una patina biologica tipica degli ambienti ipogei, che segnala differenti cromie a seconda delle stagioni».

La diagnosi, insomma, è molto importante per approntare la giusta ed efficace cura. «Il risultato di questo delicato restauro — assicura Pantone — diventerà un modello per altri interventi».

Ma non è tutto. I lavori all’interno della cripta potranno essere seguiti in diretta dai potenziali visitatori. «Verrà realizzata un’area di cantiere “invisibile” e didattica — annuncia Bressan — all’interno della quale posizioner­emo una webcam per mostrare i restaurato­ri all’opera». Consentirà di seguire tutte le fasi del restauro anche da casa, grazie alla piattaform­a Skyline Webcam, i social di Rigoni e il sito di Fondaco Italia.

«Con questa azione di responsabi­lità sociale d’impresa — conclude Andrea Rigoni, presidente e amministra­tore delegato dell’azienda di Asiago — vogliamo contribuir­e a valorizzar­e un luogo di estrema bellezza, una realtà unica al mondo quale è Matera, che oggi vive un importante passaggio per il suo sviluppo». Ma non chiedetegl­i l’ammontare dell’investimen­to. Top secret. «L’importante è il ritorno di immagine per l’azienda — risponde —. Potremmo investire di più in pubblicità, preferiamo invece destinare i fondi per progetti che ci qualifican­o e parlano di noi».

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