Corriere della Sera - La Lettura
Il gioco dell’ispirazione comincia nell’infanzia
Diluvia, a Bologna. È l’inverno del 1882. Corrado Ricci, storico dell’arte, inganna il tempo sotto i portici di via Saragozza. Vede sul muro scarabocchi di monelli, è una folgorazione: «La tristezza del giorno, del luogo e dell’anima — scriverà — mi conciliò con quell’arte ingenua e mi suggerì l’idea di questo studio». L’Arte dei bambini (1887) è il primo trattato italiano sul disegno infantile e anticipa l’interesse per il Primitivismo: «Figure elementari rispondono a leggi non scritte». Su questa scia un altro luminare, Carlo Ludovico Ragghianti, nel 1969 teorizza legami fra arte infantile, medievale e di inizio XX secolo. Intuizioni che ora, con la mostra L’artista bambino. Infanzia e primitivismi nell’arte italiana del primo Novecento, vengono raccolte dalla fondazione che di Ragghianti porta il nome (fondazioneragghianti.it): a Lucca 100 opere (sotto: Carlo Erba, Le trottole del sobborgo, 1915), fino al 2 giugno, narrano la «regressione» virtuosa e filosofica che coinvolge tra gli altri Balla e Carrà. (anna gandolfi)