Corriere della Sera - La Lettura
In teatro gioco con il legno e la luce E nel tempo libero costruisco lampade
In teatro è arrivato quasi per caso. Giorgio Tedesco, single, è «tecnico di compagnia». «Cioè — spiega — interpretando i testi, mi occupo di concepire le luci, la scena e scelgo le musiche da utilizzare». Più che factotum si sente un «angelo custode» della compagnia, perché «prima del testo vengono gli attori, con i loro timori da dissimulare e le potenzialità da esaltare». Ha studiato architettura ma s’è fermato alla vigilia della laurea, stregato dal teatro. «La mia prima volta dietro le quinte risale a una decina di anni fa. Mi trovai casualmente a dare una mano a scaricare le scenografie di un’operetta che doveva andare in scena a Torino. Era estate e lavorammo sotto un sole cocente. Dovendo sistemare un guaio combinato dai tecnici, mi lasciai scappare una frecciatina: così lo potevo fare anch’io. Ebbene, mi presero alla lettera e mi assoldarono». Formatosi «come macchinista e tecnico delle luci», oggi lavora come free lance per diverse compagnie. Spiega che «bisogna essere pronti a gestire ogni imprevisto. E capisci che dovrai dare fondo all’ingegno quando contatti la prossima piazza e alla domanda “Gli impianti sono a posto?”, ti rispondono “Sì, c’è anche il riscaldamento”». Lamenta «la caducità dei rapporti umani: conosco persone nei posti più disparati con cui stringo splendidi rapporti per un giorno, sapendo che in futuro non sarà facile ritrovarsi». Si rilassa costruendo lampade. «Luce e legno sono ingredienti del mio lavoro. Ho scelto i bulbi a filamento, che si esauriscono dopo poco, e l’abete, che si scalfisce facilmente, per dire che con imperfezione e caducità bisogna giocare».