Corriere della Sera - La Lettura

L’IMPLACABIL­E ESPERANTO DELLE SERIE TV

- Di STEFANIA CARINI

Un gruppo di profession­isti cerca di bilanciare lavoro e privato. Dialoghi veloci, personaggi iconici. Sembra una serie americana, usa tutti i trucchi dei classici, invece è francese. Così francese che racconta il cinema francese. Più mix culturale di così non si può: Chiami il mio agente! ( Dix pour cent, 2015, ora in Italia su Netflix) dimostra l’esistenza di uno vero e proprio stile seriale internazio­nale. Negli anni Ottanta nasce infatti negli Stati Uniti un nuovo racconto telefilmic­o, detto Quality Tv o Second Golden Age. Uno stile che ha plasmato progressiv­amente anche l’immaginari­o europeo. Gli spettatori lo cercano nei prodotti nazionali, sceneggiat­ori e produttori lo indicano come esempio da adattare alle esigenze nazionali. Gli inglesi, già dotati di una produzione forte, iniziano rimoduland­o dal 2005 il classico Doctor Who. Arrivano gli scandinavi con i loro noir ( The Killing, 2007). Alcuni showrunner americani lavorano in Europa, crescono gli scambi, le scuole e i festival (come Séries Mania, quest’anno dal 22 al 30 marzo a Lille). Dagli anni Dieci si adeguano tutti, anche noi italiani (da Romanzo criminale a Gomorra fino a Il nome della rosa). Con i servizi in streaming gli scambi diventano ovvi. Negli ultimi anni poi gli americani utilizzano spesso il formato della miniserie, tipicament­e europeo, contribuen­do così ad avvicinare ulteriorme­nte i due mondi. Lo stile internazio­nale seriale è realtà, fino alla prossima evoluzione stilistica.

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