Corriere della Sera - La Lettura
Francesco Giusti
El toco de piera
Rumando in testa quel che çercando catemo, slonghemo el passo verso un esclamarse de ciaror de confin e dae sfese de un tempo che brusa ociemo stradele de vosi gieri
[portando dolor dissolte rifarse tumuli, gobe de tera
[per starne viçin co fermà sarà el nostro camin.
[Caro in scarsea un toco de piera de dolçor
[più volte impissada, saludo smezà drio un cancelo un pianto antico, un «mi so spaurio,
[mi [ so spaurio», p , forse e calcossa de altro, altro,altro forse calcossa osssa de più.
Il pezzo di pietra
C’allunghiamo verso un’asserzione di chiarore ai limiti e dalle feritoie di un’epoca che brucia scrutiamo contrade di voci ieri
[tormentosamente dissolte tornare trincea per darci riparo.
[Qualche scompiglio, acuito da un forte timore che grava, si fa strada tra scaglie
[di notizie rimaste nell’aria, ci guida l’ascolto. Caro, in tasca, un pezzo di pietra. Sotto un batticuore echeggiante dei molti «Io temo! Io temo!» di macerati risvegli è stata reperita: muta, della dolcezza più volte accesa sul volto un’alba, , visto sparire dietro un cancello che spezzava spezzaav il saluto in mal illuminati corridoi, ci parla, e ed di un pianto antico.