Corriere della Sera - La Lettura
Protagonisti e colori della Fiera di Bologna
Il maestro A giugno Eric Carle compirà 90 anni, il suo personaggio più famoso — il baco Maisazio — ne ha 50 e continua a incantare i lettori con le sue semplici, profonde verità. Un gigante dell’illustrazione al quale tanto devono gli autori della Bologna Children’s Book Fair. «Ogni generazione — dice a “la Lettura” — ha le sue sfide ma questo è un mondo spaventoso, i piccoli hanno più che mai bisogno di adulti premurosi. Io, intanto, cerco di intrattenere il bimbo che è in me»
Sette giorni, da domenica a domenica, per trasformarsi in farfalla. In mezzo c’è la grande abbuffata del piccolo bruco mai sazio, tradotta in 66 lingue, venduta in 50 milioni di copie, capolavoro della letteratura per la prima infanzia. Il suo creatore, Eric Carle, il 25 giugno compie novant’anni: ha illustrato oltre 70 libri con i suoi collage colorati che mescolano fantasia e ironia a elementi di design facendo accostare i più piccoli alle storie e, insieme, educandoli al gusto estetico. Proposto in tutti i formati, digitale compreso (la app ha vinto il Bologna Ragazzi Digital Award nel 2015), Il piccolo Bruco Maisazio compie mezzo secolo. «All’inizio non capivo neppure io perché fosse così popolare — dice Carle a “la Lettura” — ma nel tempo mi sono convinto: è una storia di speranza. “Tu piccolo bruco puoi crescere, dispiegare le tue ali e volare nel vasto mondo”: credo che questo abbia toccato un tasto comune a molti lettori».
Qual è la chiave per raggiungere i bambini attraverso gli albi illustrati?
«Cerco d’intrattenere il bambino che esiste ancora dentro di me. È da lì che comincio. E ci metto anche un po’ di apprendimento. Tendo a non pensare ai “bambini” ma invece vedo un bambino, un bambino, un bambino. Non sono un educatore, un esperto di sviluppo infantile, semplicemente sento che i lettori dovrebbero poter entrare nei miei libri a modo loro».
Il mondo è molto cambiato per loro da quando ha scritto il suo primo libro.
«Ogni generazione ha le sue sfide. Ma penso che questo sia un mondo spaventoso e complicato e che i bambini abbiano bisogno più che mai di adulti premurosi».
Come realizza le sue opere? Non sono propriamente illustrazioni...
«Uso le mie carte veline dipinte a mano. Dipingo carta velina sottile e traslucida con acrilico per creare la mia tavolozza di colori e trame. E poi con questi fogli dipinti, taglio, strappo e incollo sulla tavola».
Niente computer, in nessuna fase?
«Mi considero ancora un principiante nell’uso del computer, ma posso vedere come la tecnologia e lo sviluppo di app, ebook e affini siano parte dell’evoluzione del nostro mondo. È stato così fin dall’inizio. Gli uomini delle caverne un tempo scrivevano storie scolpendo immagini su pietra; poi è arrivato il libro e così via. Il cambiamento è inevitabile. Per quanto mi riguarda quando ho iniziato ho usato carta colorata acquistata in negozio. Più tardi ho iniziato a dipingere questi fogli per aggiungere colore e consistenza, tuttavia con il tempo le carte si sono sbiadite. E così a partire dagli anni Ottanta ho utilizzato solo materiali di qualità archivistica, creando le mie carte dipinte che diventano la tavolozza. Queste sono le uniche modifiche al mio processo creativo, che sostanzialmente non è cambiato molto nel corso degli anni. Ma la preparazione e il processo di stampa sono mutati in modo significativo con il digitale».
Da dove vengono le idee per i suoi lavori?
«Un bambino una volta mi ha detto che le idee provengono sia da fuori che da dentro. L’ho trovata una risposta intuitiva e precisa. Mi sembra che ciò che è all’esterno e ciò che è dentro siano gli elementi di base nella costruzione di una storia, nella creazione di un dipinto o nella composizione di un brano musicale. Alcune idee per i miei libri erano lì, dentro di me, forse nel mio inconscio, da molto tempo; altre sono arrivate all’improvviso. Di solito è una combinazione di cose: memoria, design, sogni, esperienze, cose che ho visto o sentito».
Lei è nato a Syracuse, nello stato di New York, ma è cresciuto in Germania durante la Seconda guerra mondiale.
«Ho ricordi dolorosi di quel periodo a Stoccarda dove ho anche avuto una maestra particolarmente crudele. Era un tale contrasto con Miss Frickey, la mia insegnante di prima elementare a Syracuse, che amavo e nella cui aula piena di luce ero solito dipingere con colori vivaci, usando spessi pennelli e grandi pezzi di carta. In un certo senso, le illustrazioni colorate dei miei libri sono un antidoto ai grigi e ai marroni della mia infanzia in Germania».
Ha sempre desiderato essere un artista?
« Ho a mato di s e gnare e foto gr a f a re da quando ero molto piccolo. In Germania ho studiato arte e graphic design, poi ho lavorato come grafico per il “New York Times” e in seguito come art director per un’agenzia pubblicitaria. Ma la mia carriera di illustratore di libri per bambini è iniziata quando avevo circa trent’anni. Nella metà degli anni Sessanta, lo scrittore Bill Martin jr. vide l’annuncio di un’aragosta rossa che avevo realizzato e mi chiese di illustrare L’orso bruno. Che libro stimolante! Quanto mi ha entusiasmato! Quindi era possibile fare qualcosa di speciale in grado di mostrare a un bambino la gioia che si poteva trovare nei libri...».
Nel 2002 ha fondato ad Amherst, Massachusetts, l’Eric Carle Museum Picture Book Art con oltre 11 mila oggetti e 7.300 illustrazioni.
«Mia moglie Bobbie e io volevamo creare un luogo dove l’arte del libro illustrato potesse essere apprezzata, dove si potesse esplorare la connessione tra l’alfabetizzazione verbale e quella visiva. I libri illustrati sono un’introduzione alla letteratura per il giovanissimo lettore. Volevamo fare la stessa cosa: un’introduzione all’esperienza di guardare l’arte».