Corriere della Sera - La Lettura
Aracnomobili e ombrellovie per fuggire nel paese che non c’è
Jessica Townsend immagina una terra fantastica, Nevermoor, nella quale un’intraprendente undicenne si trova immersa. Il primo volume della trilogia esce in Italia e lei confida: «Entrare in un altro universo fa proprio bene»
Un mond o f a n t a s t i c o d o ve s i v i a g g i a s u un’aracnomobile: fuoristrada velocissimo a forma di ragno. Tra i mezzi pubblici c’è l’ombrellovia: basta agganciarsi e s’arriva ovunque. Nei palazzi i lampadari di cristallo, se si rompono, ricrescono naturalmente dal soffitto e l’orologio della piazza ha come quadrante un pezzo di cielo. Fenomeni che accadono nella terra magica che fa da cornice alle avventure di un’undicenne fantasiosa e resiliente. Siamo nell’universo di Nevermoor. Il destino di Morrigan Crow appena pubblicato dalla casa editrice il Castoro, coinvolgente fantasy di Jessica Townsend, giovane autrice nativa della Sunshine Coast, nei pressi di Brisbane, nel Queensland. In Australia questo romanzo è l’esordio più venduto di sempre nella storia della letteratura per ragazzi, un bestseller che ha guadagnato premi e riconoscimenti. Hollywood ne ha comprato i diritti cinematografici ed è prevista una trilogia. Questo successo ha inevitabilmente fatto paragonare l’exploit di Townsend al talento di J. K. Rowling.
«Un confronto che mi lusinga e terrorizza, sono una fan di Harry Potter e spero solo di essere all’altezza delle aspettative», confessa la scrittrice a «la Lettura» via Skype. «Le avventure di Hogwarts — aggiunge — sono in pausa da anni ma il mondo ha ancora bisogno di magia, sarebbe una grandissima responsabilità». Per descrivere il talento di quest’autrice è stato citato anche Alice nel paese delle meraviglie: tra i protagonisti della storia c’è una gatta intraprendente, sapiente e ribelle che ricorda lo stregatto. «Time Magazine» ha consacrato il romanzo come libro dell’anno, nella catena di librerie Waterstones si è aggiudicato il Children’s Book Prize.
Visionaria, metodica e perfezionista, Jessica Townsend ha lavorato più di dieci anni per creare Nevermoor. Il destino di Morrigan Crow, il primo volume della trilogia. Ha inventato un universo complicato e vasto, anche da un punto di vista territoriale. Ha descritto in minuziosi dettagli la città dove si svolge la vicenda, poi la regione e anche lo Stato. Ma racconta che l’ispirazione iniziale dell’intero fantasy arriva dal personaggio della sua eroina, il fulcro della vicenda attorno alla quale è stato creato il mondo fantastico dove vive. «L’idea è nata da un racconto che stavo scrivendo, dove Morrigan era la vecchia ed eccentrica zia di quella che doveva essere la protagonista. Poi mi sono domandata da dove venisse l’originalità di questa “anziana”, ho cominciato a fantasticare e sono tornata indietro nel tempo. Sempre più lontano, l’ho immaginata bambina. Ho trovato una ragazzina piena di forza, quella che mi serviva veramente per reggere tutta la storia».
L’ispirazione sul carattere sfaccettato e complesso di Morrigan giunge da lontano: «Da piccola sono stata una lettrice onnivora, ho divorato molti fantasy e tanti classici ma uno dei libri che mi ha più influenzato è stato Piccole donne di Louisa May Alcott. Mi immedesimavo nella vicenda delle quattro sorelle, noi a casa eravamo tre ragazze e certi meccanismi familiari erano molto simili. Preferivo Jo, la più forte e indipendente, quella che amava scrivere. Quindi ho messo un po’ della personalità di Jo March in Morrigan, è stata quasi una naturale evoluzione di un personaggio tanto amato».
All’inizio incontriamo Morrigan Crow nella sua famiglia agiata, dove è sopportata a malapena, perché vittima di una maledizione. Condannata a portare sfortuna a tutti quelli che vengono a contatto con lei, diventa suo malgrado colpevole di disastri e disgrazie. Viene anche considerata cattiva pubblicità per il padre, arcigno ed egoista politico locale. Destinata a morire prematuramente, all’inizio del romanzo è salvata da un misterioso individuo che la trascina in una terra sconosciuta e bizzarra: l’universo di Nevermoor. Per Morrigan seguiranno imprevisti, colpi di scena, ostacoli e prove da superare. La ragazzina diventerà sempre più consapevole delle proprie capacità, come in un romanzo di formazione.
L’autrice ha cominciato a sviluppare il personaggio a 22 anni quando, terminati gli studi, dall’Australia si era trasferita a Londra. Lavorava come copywriter, ritagliandosi tempo per il romanzo nei fine settimana. «Appena possibile, mi immergevo nell’universo parallelo di Nevermoor e cercavo sempre nuove idee, a volte sembravano incongruenti e allora allargavo la trama per renderle possibili. Era quasi un gioco ed ero molto ambiziosa, il mio schema iniziale prevedeva addirittura nove libri». Dopo qualche anno, terminato il primo manoscritto, Townsend è tornata in Australia, dove si è attivata per rendere più concreto il progetto. Nel giro di pochissimo tempo è riuscita a procurarsi un agente e il primo contratto di pubblicazione, anzi il materiale era così interessante da essere subito contesa da più editori. La storia possiede la ricchezza degli universi fantastici dei classici ed è arricchito da una scrittura fluida in grado di appassionare. E il dettaglio che rende speciale la narrazione si coglie negli snodi più avventurosi della storia, quando l’autrice mostra un innato talento nel coinvolgere chi legge nei voli di fantasia più arditi e originali.
Il romanzo, uscito lo scorso anno in Australia, è stato tradotto con successo in 38 Paesi. Questo dimostra quanto l’interesse e la curiosità verso mondi immaginari siano condivisi ovunque, senza barriere, dai ragazzini. «È una cosa bellissima, una sfaccettatura della globalizzazione: la voglia di sognare e farsi coinvolgere in avventure di pura fantasia — conclude l’autrice — unisce i giovani lettori del mondo. Credo che sia una fuga salutare dalla realtà. Un rifugio che aiuta a essere meno ansiosi, spaventati dall’idea di diventare adulti. Adesso che, su Instagram, già a 12 anni si postano immagini in cui ci si atteggia a grandi, un universo fantastico può essere terapeutico. Rappresenta un grande sollievo».