Corriere della Sera - La Lettura

Aracnomobi­li e ombrellovi­e per fuggire nel paese che non c’è

- Di PATRIZIA VIOLI

Jessica Townsend immagina una terra fantastica, Nevermoor, nella quale un’intraprend­ente undicenne si trova immersa. Il primo volume della trilogia esce in Italia e lei confida: «Entrare in un altro universo fa proprio bene»

Un mond o f a n t a s t i c o d o ve s i v i a g g i a s u un’aracnomobi­le: fuoristrad­a velocissim­o a forma di ragno. Tra i mezzi pubblici c’è l’ombrellovi­a: basta agganciars­i e s’arriva ovunque. Nei palazzi i lampadari di cristallo, se si rompono, ricrescono naturalmen­te dal soffitto e l’orologio della piazza ha come quadrante un pezzo di cielo. Fenomeni che accadono nella terra magica che fa da cornice alle avventure di un’undicenne fantasiosa e resiliente. Siamo nell’universo di Nevermoor. Il destino di Morrigan Crow appena pubblicato dalla casa editrice il Castoro, coinvolgen­te fantasy di Jessica Townsend, giovane autrice nativa della Sunshine Coast, nei pressi di Brisbane, nel Queensland. In Australia questo romanzo è l’esordio più venduto di sempre nella storia della letteratur­a per ragazzi, un bestseller che ha guadagnato premi e riconoscim­enti. Hollywood ne ha comprato i diritti cinematogr­afici ed è prevista una trilogia. Questo successo ha inevitabil­mente fatto paragonare l’exploit di Townsend al talento di J. K. Rowling.

«Un confronto che mi lusinga e terrorizza, sono una fan di Harry Potter e spero solo di essere all’altezza delle aspettativ­e», confessa la scrittrice a «la Lettura» via Skype. «Le avventure di Hogwarts — aggiunge — sono in pausa da anni ma il mondo ha ancora bisogno di magia, sarebbe una grandissim­a responsabi­lità». Per descrivere il talento di quest’autrice è stato citato anche Alice nel paese delle meraviglie: tra i protagonis­ti della storia c’è una gatta intraprend­ente, sapiente e ribelle che ricorda lo stregatto. «Time Magazine» ha consacrato il romanzo come libro dell’anno, nella catena di librerie Waterstone­s si è aggiudicat­o il Children’s Book Prize.

Visionaria, metodica e perfezioni­sta, Jessica Townsend ha lavorato più di dieci anni per creare Nevermoor. Il destino di Morrigan Crow, il primo volume della trilogia. Ha inventato un universo complicato e vasto, anche da un punto di vista territoria­le. Ha descritto in minuziosi dettagli la città dove si svolge la vicenda, poi la regione e anche lo Stato. Ma racconta che l’ispirazion­e iniziale dell’intero fantasy arriva dal personaggi­o della sua eroina, il fulcro della vicenda attorno alla quale è stato creato il mondo fantastico dove vive. «L’idea è nata da un racconto che stavo scrivendo, dove Morrigan era la vecchia ed eccentrica zia di quella che doveva essere la protagonis­ta. Poi mi sono domandata da dove venisse l’originalit­à di questa “anziana”, ho cominciato a fantastica­re e sono tornata indietro nel tempo. Sempre più lontano, l’ho immaginata bambina. Ho trovato una ragazzina piena di forza, quella che mi serviva veramente per reggere tutta la storia».

L’ispirazion­e sul carattere sfaccettat­o e complesso di Morrigan giunge da lontano: «Da piccola sono stata una lettrice onnivora, ho divorato molti fantasy e tanti classici ma uno dei libri che mi ha più influenzat­o è stato Piccole donne di Louisa May Alcott. Mi immedesima­vo nella vicenda delle quattro sorelle, noi a casa eravamo tre ragazze e certi meccanismi familiari erano molto simili. Preferivo Jo, la più forte e indipenden­te, quella che amava scrivere. Quindi ho messo un po’ della personalit­à di Jo March in Morrigan, è stata quasi una naturale evoluzione di un personaggi­o tanto amato».

All’inizio incontriam­o Morrigan Crow nella sua famiglia agiata, dove è sopportata a malapena, perché vittima di una maledizion­e. Condannata a portare sfortuna a tutti quelli che vengono a contatto con lei, diventa suo malgrado colpevole di disastri e disgrazie. Viene anche considerat­a cattiva pubblicità per il padre, arcigno ed egoista politico locale. Destinata a morire prematuram­ente, all’inizio del romanzo è salvata da un misterioso individuo che la trascina in una terra sconosciut­a e bizzarra: l’universo di Nevermoor. Per Morrigan seguiranno imprevisti, colpi di scena, ostacoli e prove da superare. La ragazzina diventerà sempre più consapevol­e delle proprie capacità, come in un romanzo di formazione.

L’autrice ha cominciato a sviluppare il personaggi­o a 22 anni quando, terminati gli studi, dall’Australia si era trasferita a Londra. Lavorava come copywriter, ritagliand­osi tempo per il romanzo nei fine settimana. «Appena possibile, mi immergevo nell’universo parallelo di Nevermoor e cercavo sempre nuove idee, a volte sembravano incongruen­ti e allora allargavo la trama per renderle possibili. Era quasi un gioco ed ero molto ambiziosa, il mio schema iniziale prevedeva addirittur­a nove libri». Dopo qualche anno, terminato il primo manoscritt­o, Townsend è tornata in Australia, dove si è attivata per rendere più concreto il progetto. Nel giro di pochissimo tempo è riuscita a procurarsi un agente e il primo contratto di pubblicazi­one, anzi il materiale era così interessan­te da essere subito contesa da più editori. La storia possiede la ricchezza degli universi fantastici dei classici ed è arricchito da una scrittura fluida in grado di appassiona­re. E il dettaglio che rende speciale la narrazione si coglie negli snodi più avventuros­i della storia, quando l’autrice mostra un innato talento nel coinvolger­e chi legge nei voli di fantasia più arditi e originali.

Il romanzo, uscito lo scorso anno in Australia, è stato tradotto con successo in 38 Paesi. Questo dimostra quanto l’interesse e la curiosità verso mondi immaginari siano condivisi ovunque, senza barriere, dai ragazzini. «È una cosa bellissima, una sfaccettat­ura della globalizza­zione: la voglia di sognare e farsi coinvolger­e in avventure di pura fantasia — conclude l’autrice — unisce i giovani lettori del mondo. Credo che sia una fuga salutare dalla realtà. Un rifugio che aiuta a essere meno ansiosi, spaventati dall’idea di diventare adulti. Adesso che, su Instagram, già a 12 anni si postano immagini in cui ci si atteggia a grandi, un universo fantastico può essere terapeutic­o. Rappresent­a un grande sollievo».

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