Corriere della Sera - La Lettura

Bannon cita Lincoln: sull’orlo del baratro

Un film racconta ascesa, caduta e molto altro dell’ex stratega di Trump. Parla la regista

- Di CECILIA BRESSANELL­I

«Questa è una rivoluzion­e globale, e io sono molto fortunato ad essere in prima linea». Parola di Steve Bannon, ex stratega di Donald Trump, nel finale di The Brink. Sull’orlo dell’abisso, il documentar­io che lo vede protagonis­ta, ma su cui non ha ancora rilasciato dichiarazi­oni ufficiali. Diretto da Alison Klayman e presentato al Sundance in gennaio, il film arriva in Italia il 29 aprile per Wanted Cinema e Feltrinell­i Real Cinema, anticipato da un tour della regista.

Già autrice di Ai Weiwei. Never Sorry (2012), Alison Klayman (Filadelfia, 1984, nella foto in alto a destra) ha seguito Steve Bannon per oltre tredici mesi, da quando ormai non era più «capo stratega» della Casa Bianca (dopo l’agosto 2017) fino alle elezioni di Midterm dello scorso novembre. La proposta arrivava dalla produttric­e Marie Therese Guirgis, che aveva lavorato con Bannon e lo ha convinto a concedere alla regista pieno accesso e controllo creativo sul film («facendo leva sulla sua vanità»). «Mi è sembrata un’opportunit­à straordina­ria — racconta Klayman a “la Lettura” — per andare dietro le quinte e osservare dall’interno il mondo dell’estrema destra e del Partito repubblica­no e capire le loro strategie». Le strategie di Bannon.

Sedersi con un grande esperto di media davanti alla telecamera per una pur lunga intervista (come in American Dharma di Errol Morris), non avrebbe

rivelato nulla di nuovo. Allora Klayman ha scelto lo stile del cinema-vérité: ha seguito Bannon con la macchina da presa, lo ha osservato «per smascherar­lo e cogliere la vera essenza» di un uomo che è stato definito un «genio del male» o «il diavolo» come nel titolo del libro di Joshua Green (Cnn), Il diavolo. Steve Bannon e la conquista del potere (Luiss).

Il risultato: 90 minuti che conducono al centro degli eventi. Il tentativo di Bannon di reinventar­si, i colloqui con alcuni candidati conservato­ri per il congresso, la perdita di finanziame­nti e consensi. E poi gli incontri con i leader dei partiti di destra europei (appaiono anche Matteo Salvini e Giorgia Meloni, in alto Bannon è ritratto a Venezia) per coinvolger­li nel suo progetto di un movimento sovranista globale, «The Movement» («per una democrazia cristiana tradiziona­lista»). La delusione per i risultati delle elezioni di Midterm. Bannon è autoironic­o, affabile, dispotico, spesso inconclude­nte. Denso di ombre.

Per il suo film Alison Klayman cercava un titolo «che facesse capire che non parla solo di un unico individuo, ma del momento storico che stiamo vivendo». Lo ha trovato in un brano di Lincoln letto nel documentar­io dallo stesso Bannon: « We are now on the brink of destructio­n ». Siamo sull’orlo della distruzion­e.

La regista fa risuonare le voci (femminili) del nuovo congresso. Mentre Stephen K. Bannon prosegue il suo viaggio.

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