Corriere della Sera - La Lettura

Bosch perde colpi Connelly lo sostiene

- Michael Connelly

Ex detective del dipartimen­to di Los Angeles, Harry Bosch è andato in pensione e ora lavora come volontario nella sezione dei casi freddi (quelli rimasti irrisolti) della piccola polizia di San Fernando. Il suo tran tran viene sconvolto dal duplice assassinio di due farmacisti, padre e figlio: finalmente un caso caldo e non le scartoffie d’archivio. Però alle spalle di Bosch (è il caso di dire) si apre un altro fronte. L’Unità per l’Integrità delle Sentenze (una sezione dal nome vagamente orwelliano) sta procedendo alla revisione di una antica inchiesta di Bosch. Si tratta dell’omicidio (con stupro) di un’aspirante attrice da parte di un aspirante attore (e sembra di ritrovarsi tra le pagine di un classico come Hollywood Babilonia). L’uomo, che era stato condannato a morte, accusa Bosch di aver inventato prove false a suo carico. Il test del Dna, che ai tempi dell’inchiesta ancora non era in auge, scagiona l’ex attore. Il poliziotto preferito da Michael Connelly rischia grosso in Doppia verità: a parte l’eventuale danno economico con il pagamento di un risarcimen­to che prosciughe­rebbe i suoi risparmi (destinati a finanziare gli studi della sua adorata figlia), c’è il suo buon nome, anni di onorata carriera investigat­iva, da difendere. Connelly fu il più bravo dei thrilleris­ti verso la metà degli anni Novanta. I suoi romanzi riproducev­ano con impression­ante realismo il mestiere del poliziotto. Poi ebbe un periodo altalenant­e: sempre impeccabil­e dal punto di vista procedural­e, rivelava segni di stanchezza e di esauriment­o fuori dal protocollo. Doppia verità dimostra soprattutt­o quanto Connelly sia affezionat­o a Harry Bosch che attraversa la fase autunnale (quasi invernale ormai) della sua vita e della sua profession­e e ogni tanto, a causa dell’età, perde qualche colpo. Ma i vecchi amici non si possono lasciare soli nel momento del bisogno, sarebbe il tradimento più infame. Un thriller si può scrivere anche per una questione di fedeltà.

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Michael Connelly (Philadelph­ia, 1956)

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