Corriere della Sera - La Lettura
Il Bardo? Per il fisico Clarke era Bacon
Un altro caso di «attribuzione dubbia» ben lontano dall’essere risolto riguarda le opere di William Shakespeare (Stratford -upon-Avon, 23 aprile 1564-23 aprile 1616), perché le notizie storiche sul drammaturgo sono assai scarse. Tra le ipotesi alternative, sostenute da gruppi di studiosi molto agguerriti, si contano la creazione collettiva (nel teatro elisabettiano i lavori si componevano spesso in scena) o la mano di altri autori sotto pseudonimo, come Christopher Marlowe (1564-1593) o il filosofo empirista Francesco Bacone, cioè Francis Bacon (1561 - 1626). Proprio su questo nome punta un nuovo saggio uscito in Inghilterra, Francis Bacon’s Contribution to Shakespeare: A New Attribution Method di Barry R. Clarke (Routledge, pp. 340, £ 115), con la prefazione di un noto interprete shakespeariano, Mark Rylance. Clarke è un fisico teorico e uno specialista di enigmi, nonché uno studioso di Shakespeare e di Bacon: unendo le sue specializzazioni ha messo a punto all’Università Brunel di Londra un metodo che utilizza il database Early English Books Online (Eebo), archivio che raccoglie 25 mila testi antichi inglesi. Il metodo di Clarke scartabella l’archivio alla ricerca di frasi, costruzioni linguistiche e vocaboli tipici di un particolare autore, quasi una specie di Dna letterario. La sua ricerca ha trovato che ampie parti di lavori shakespeariani come La tempesta e La dodicesima notte mostrerebbero un’alta percentuale di «Dna linguistico» del filosofo Bacon. Un altro elemento analizzato dallo studioso riguarda l’avventura della nave di coloni «Sea Venture», che naufragò nel 1609 su un’isola tra le Bermuda e la Virginia, un caso che sembra aver ispirato La tempesta (16101611): secondo Clarke, Shakespeare poteva non conoscere la storia ma un membro del governo come Bacon non poteva ignorarla.