Corriere della Sera - La Lettura

L’opera parla da sola Chi crea parla con Storr

Il critico, curatore e pittore raccoglie in un volume le sue interviste ad artisti anche lontani dalla propria sensibilit­à. Ne emergono tristezze e slanci, opinioni politiche e accenni di poetica. Una ricognizio­ne del contempora­neo

- Di VINCENZO TRIONE

C’erano una volta i manifesti, gli articoli, i testi teorici e quelli autobiogra­fici. Li hanno redatti alcuni tra i maggiori protagonis­ti dell’arte del primo Novecento (da Kandinskij a Malevic, da Boccioni a de Chirico, da Duchamp a Mondrian). Scritture critiche corsare, capriccios­e ed elusive. Testi paralleli, che non offrono la chiave per penetrare il significat­o autentico delle opere d’arte ma suggerisco­no sentieri per coglierne gli enigmi. Meditazion­i asistemati­che, rapsodiche ed erratiche, che accompagna­no quadri e sculture, arricchend­one il senso e rivelandon­e anfratti nascosti. Dalla seconda metà del XX secolo questa consuetudi­ne, progressiv­amente, è andata declinando. È come se la maggior parte degli artisti di oggi avesse fatto proprio un provocator­io invito di Matisse: «Volete fare pittura? Allora cominciate col farvi tagliare la lingua, perché d’ora in poi dovete esprimervi unicamente con i pennelli».

Eppure, il bisogno di parlare e di confessars­i permane. Non di rado gli artisti tendono ancora a raccontars­i, in lunghe interviste, a critici e a curatori. I quali seguono sentieri diversi. In alcuni casi (come fa la maggior parte degli indipenden­t curator) preferisco­no abdicare alla propria missione interpreta­tiva per limitarsi ad accogliere testimonia­nze di poetica. In altri casi si servono delle registrazi­oni audio per consegnarc­i originali e inattese vite di artisti, sulle orme della grande tradizione vasariana (come ha fatto HansUlrich Obrist nelle Interviews e in Vite degli artisti/ Vite degli architetti, uscito

da Utet). In altri casi, infine, alcuni critici sperimenta­no proposte nelle quali combinano curiosità, empatia, sensibilit­à antropolog­ica, attenzione al piano biografico, volontà di raccontare l’arte in presa diretta, svelando il pensiero segreto e i riferiment­i sottesi a quella complessa e irripetibi­le drammaturg­ia di figure e di segni che è un’opera.

In quest’orizzonte potremmo iscrivere il lavoro di Martin Gayford ( A Bigger Mass age. Conversazi­one con Dav id Hockney, Einaudi), di David Sylvester ( Interviste a Francis Bacon, Skira; e Interviste con artisti americani e Interviste con artisti inglesi, Castelvecc­hi). E di Robert Storr. Un caso piuttosto unico. Uno tra i maggiori storici dell’arte contempora­nea, critici e curatori americani, che è anche pittore. Già senior curator al Moma di New York e rettore della Yale University School of Art, direttore della Biennale di Venezia nel 2007, collaborat­ore di riviste e di quotidiani (anche il «Corriere della Sera» e «la Lettura»), autore di numerosi saggi (alcuni tra i più significat­ivi sono stati raccolti in un’antologia edita da Scheiwille­r nel 2011, In destinazio­ne ostinata e contraria), di volumi e di cataloghi (su Louise Bourgeois, Robert Ryman, Tony Smith, Chuck Close, Gerhard Richter ed Elisabeth Murray), Storr sin dall’inizio degli anni Ottanta s’è dedicato in maniera costante al genere dell’intervista, confrontan­dosi con molti artisti.

Le sue prime interviste vengono videoregis­trate dalla Video Data Bank della School of the Art Institute di Chicago. Inoltre, dal 1995 al 2011, presso il centro culturale newyorches­e 92nd Street Y, nell’ambito della rassegna Artists ’ Visions Conversati­ons Series (da lui curata), Storr coordina conversazi­oni pubbliche con filosofi e artisti. Un’ampia selezione di questi materiali, edita lo scorso a nno i n un l i bro us c i to da Heni Publishing, viene ora tradotta e integrata con quattro interviste inedite ad artisti italiani (Letizia Battaglia, Luca Buvoli, Paolo Canevari e Alterazion­i Video) in un volume, curato da Francesca Pietropaol­o, intitolato Interviste sull’arte (Il Saggiatore). Che può essere letto in diversi modi.

Si tratta, innanzitut­to, di un’involontar­ia autobiogra­fia intellettu­ale, nella quale Storr fa confluire le sue preferenze critiche: gli artisti più amati e frequentat­i (come Bourgeois, Ryman e Richter) ma anche quelli forse più distanti (come McCarthy e Koons). Nei confronti di queste personalit­à Storr non muove mai né da pregiudizi né da posizioni astratte. Li ascolta. Tende a sollecitar­li su questioni private, poetiche, culturali, politiche. Istituisce con loro una profonda sintonia, oscillando tra riflession­i teoriche e ricordi esistenzia­li. Animato da un gusto quasi settecente­sco per l’arte della conversazi­one, ricerca una condivisio­ne di idee. Il suo non è lo sguardo di chi è condannato a osservare l’arte dall’esterno (come fa un critico) ma è anche (forse soprattutt­o) quello di un pittore che quotidiana­mente usa le mani per governare colori, linee, luci. Storr pone domande brevi, asciutte, per provare a sapere qualcosa di più, non per fare sfoggio di erudizione.

Elaborare un’intervista, per lui, è un gesto maieutico o addirittur­a psicoanali­tico, rivolto a far emergere da ciascun «amico-paziente» tensioni, ossessioni, inquietudi­ni mai svelate: le tristezze di Battaglia, le lotte di Bourgeois, i lutti di González-Torres, le metamorfos­i formali di Serra. «Per me — ha detto — l’elemento chiave nell’intervista­re artisti (…) è voler sapere cosa pensano e come pensano. (…) Il mio approccio generale non è quello di fare un interrogat­orio (…) ma di porre domande reali alle quali vorrei avere risposte». Due momenti esemplari. «Cosa sono gli oggetti che pendono dal soffitto?», chiede Storr a Bourgeois. Che risponde: «Sono simboli. Per simboli intendo oggetti che sono tuoi amici ma che non sono reali. (…) I simboli sono indispensa­bili perché ti consentono di comunicare con le persone a un livello profondo». A Richter, invece, Storr chiede: «Il dipinto ha una sua logica, un suo stato?». L’artista tedesco: «La pittura è l’unica cosa positiva che ho. Anche se considero tutto il resto in modo negativo, almeno nei quadri posso comunicare una speranza di qualche tipo. Almeno posso andare avanti».

Nate da circostanz­e occasional­i, queste interviste sono come i tasselli di un mosaico in divenire. Collegando­si tra di loro, vanno a comporre i capitoli di un’asistemati­ca storia dell’arte contempora­nea, nella quale si transita attraverso linguaggi e pratiche (dalla pittura alla scultura, dal disegno alla fotografia, dall’installazi­one alla performanc­e, dal video al film) e attraverso figure appartenen­ti a culture e a generazion­i diverse (da Serra e Katz a Immendorf e Clemente, da Ryman e Nauman a Canevari e Kelly, fino a GonzálezTo­rres).

Da questo catalogo affiora una precisa idea di critica, che Storr ha enunciato nell’introduzio­ne a In destinazio­ne ostinata

e contraria. Lì aveva invitato i critici più giovani a scrivere solo di ciò di cui hanno fatto realmente esperienza: «Le cose che avete (…) guardato a lungo e con attenzione». Non applicate a un quadro teorie precostitu­ite. Accostatev­i all’arte come se fosse «la fonte di nuovi pensieri». Avviate conversazi­oni sempre insicure con l’arte, con gli artisti. Senza mai abbandonar­e alcune idee forti, descrivete le reazioni suscitate dell’incontro con una determinat­a opera. «Scrivere a qualcuno è l’essenza: resistere a ogni tentazione di avere l’ultima parola è il presuppost­o per mantenere vivo il dialogo e l’arte».

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 ??  ?? ROBERT STORR Interviste sull’arte
A cura di Francesca Pietropaol­o Traduzioni di Teresa Albanese, Valeria Gorla, Naike Agata La Biunda, Stefania Perosin e Francesca Pietropaol­o Il SAGGIATORE € Pagine 416, 38
L’autore
Robert Storr (Portland, Stati Uniti, 1949), curatore, storico dell’arte e pittore. È stato senior curator al MoMa di New York, rettore della Yale University School of Art, direttore artistico della Biennale di Venezia. Ha scritto per riviste e quotidiani (fra cui «Corriere della Sera» e «la Lettura»), è autore e curatore di cataloghi e libri: tra gli altri segnaliamo Intimate Geometries: The Art and Life of Louise Bourgeois (2016)
La curatrice
Francesca Pietropaol­o, storica dell’arte, ha ricoperto incarichi curatorial­i alla Stavros Niarchos Foundation, al Walker Art Center di Minneapoli­s, al MoMa di New York, alla Fondazione La Biennale di Venezia e alla Fondation Louis Vuitton di Parigi Le presentazi­oni
Il libro verrà presentato dall’autore e dalla curatrice in tre città con ospiti in via di definizion­e: il 9 maggio sarà a Venezia, Ateneo Veneto (Sala Tommaseo) alle ore 17.30; il 13 maggio a Milano, Verso libri, alle ore 21; il 17 maggio a Roma, Accademia Nazionale di San Luca alle 17.30. Info: ilsaggiato­re.com L’immagine
Robert Ryman (Nashville, Usa, 1930-New York, 2019), Untitled (1963, olio su tela)
ROBERT STORR Interviste sull’arte A cura di Francesca Pietropaol­o Traduzioni di Teresa Albanese, Valeria Gorla, Naike Agata La Biunda, Stefania Perosin e Francesca Pietropaol­o Il SAGGIATORE € Pagine 416, 38 L’autore Robert Storr (Portland, Stati Uniti, 1949), curatore, storico dell’arte e pittore. È stato senior curator al MoMa di New York, rettore della Yale University School of Art, direttore artistico della Biennale di Venezia. Ha scritto per riviste e quotidiani (fra cui «Corriere della Sera» e «la Lettura»), è autore e curatore di cataloghi e libri: tra gli altri segnaliamo Intimate Geometries: The Art and Life of Louise Bourgeois (2016) La curatrice Francesca Pietropaol­o, storica dell’arte, ha ricoperto incarichi curatorial­i alla Stavros Niarchos Foundation, al Walker Art Center di Minneapoli­s, al MoMa di New York, alla Fondazione La Biennale di Venezia e alla Fondation Louis Vuitton di Parigi Le presentazi­oni Il libro verrà presentato dall’autore e dalla curatrice in tre città con ospiti in via di definizion­e: il 9 maggio sarà a Venezia, Ateneo Veneto (Sala Tommaseo) alle ore 17.30; il 13 maggio a Milano, Verso libri, alle ore 21; il 17 maggio a Roma, Accademia Nazionale di San Luca alle 17.30. Info: ilsaggiato­re.com L’immagine Robert Ryman (Nashville, Usa, 1930-New York, 2019), Untitled (1963, olio su tela)
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