Corriere della Sera - La Lettura
Il signore delle luci ama il buio perché guardare è meglio di vedere
Guido Girardi è il signore della luce (ma anche delle ombre e del buio) del Teatro Zandonai di Rovereto, tornato a essere un polo culturale della città trentina insieme con il museo Mart. Ora sta celebrando i (primi) vent’anni come responsabile della illuminotecnica della struttura, rimessa a nuovo da poche stagioni per serate di teatro, di musica, di danza. Del suo lavoro ha avuto vere e proprie «avvisaglie» da bambino, alle prese
con un paio di teatrini ricevuti a Natale. E ora che la sua specializzazione la insegna anche ad alcuni allievi, Girardi spiega così quello che fa: «Come per la danza c’è la coreografia, per la musica ci sono le partiture, per “illuminare” uno spettacolo o un concerto ci sono da ideare, sistemare e gestire le luci. Tutto qui». Tutto qui? Impegnato per il recente Gala concerto (serata lunga e complessa con musica per orchestre, solisti, cori e cantanti per ripercorrere la storia della Fondazione Paolina Lucarelli-Irion), Girardi è orgoglioso dei «95 spettacoli proposti dal teatro, che dipende dal Comune di Rovereto, solo nel 2018. E per me vuol dire lavorare fuori dal tempo». Ovvero? «Quando esco dal teatro, mi chiedo sempre in quale dimensione sono rientrato dopo le ore di lavoro». Gli spettacoli alla Zandonai sono fatti più di cose che si vedono o che invece si intravedono? «Un grande maestro mi ha insegnato che in teatro non bisogna vedere ma occorre guardare. Io? Prediligo quando posso il buio o il semi-buio, la luce “drammatica”. Poi, l’ultima parola è del regista. E se arriva dall’Oriente, ne vengo affascinato di più».