Corriere della Sera - La Lettura
Dall’Honduras a New York dove i sogni non diventano realtà
Ci sono voluti vent’anni per vedere tradotto in italiano questo notevole romanzo di Roberto Quesada. Merito di un piccolo editore, Polidoro, che ha scommesso sul cinquantasettenne scrittore honduregno, di cui ha pubblicato anche un racconto in un’antologia di autori latinoamericani.
Una scommessa vinta, se è vero che il valore del libro supera l’aggancio all’attualità offerto dal tema dell’immigrazione, precocemente colto da Quesada quando ideò, nel 1999, la storia del giovane Eduardo, aspirante attore sbarcato a New York in cerca di fortuna dopo aver lasciato in Honduras l’amata Mirian con la promessa di tornare per metter su famiglia con lei. Il
romanzo, a dispetto di un titolo, Big
Banana, e di una copertina non proprio accattivanti, è davvero una sorpresa, fatta di brillantezza e freschezza di stile, spumeggiante fantasia nelle trame, ironia e abilità nel confezionare i dialoghi.
Quesada incarna l’Honduras (il Paese delle banane secondo gli amici lati
nos con cui Eduardo condivide l’alloggio nel Bronx newyorchese) e incarna anche personalmente la traiettoria del migrante. Un migrante fortunato, il suo, riuscito nell’impresa di far combaciare la realtà ai sogni, sanando quel dissidio in cui invece Eduardo e la sua cerchia di amici si dibattono invano.