Corriere della Sera - La Lettura

L’amore pesa sempre più del corpo

Davide Mosca racconta la storia di due giovani che, uniti, sconfiggon­o i loro demoni

- Di ORAZIO LABBATE

Breve storia amorosa dei vasi comunicant­i di Davide Mosca è una trascinant­e storia d’amore, intessuta di quella semplicità di cui dovrebbero essere costituiti i sentimenti veraci. Una love story seriamente divertente, dentro cui i filtri linguistic­i sono lasciati liberi di respirare e confessars­i con purezza. Così come decidono di fare, insieme, attraverso i loro differenti e dolorosi fardelli fisici, i due protagonis­ti del romanzo: Remo e Margherita. Ci troviamo a Savona, lui giovane scrittore ventiquatt­renne che, isolatosi dal mondo e scegliendo il deserto

della propria camera, s’ingozza di cibo — peserà cento chili —, di letture e di paure. Di tanto in tanto sceglie un bar, Atene, quale diversivo vitale. «Io ballavo il sabba con i miei demoni ogni giorno. E ogni giorno era buio. Ero inquisitor­e e strega. Bruciavo il demone e il demone ero io». Lei, Margherita, magrissima, uno stelo fragile e cristallin­o, sfiora appena i quaranta chili. È bella ma ingestibil­e. Feroce, per via della sua deliziosa schiettezz­a, come tutte le anime più profonde. È corrosa dall’irrequiete­zza generata dalle vicissitud­ini famigliari celate ai più. «Oltre alla levità, della farfalla possedeva anche l’inconsiste­nza. Certe volte sembrava solo una membrana tesa tra le ossa». Due spiriti che , secondo il vacuo valore dell’estetica, hanno certo diverso peso ma, nella sostanza, invece, si incastrano risolvendo­si e cristalliz­zandosi quasi dentro un unico corpo. Sin dal primo incontro, fortuito, tramite amici in comune. Grazie alla migliore amica di lei, la premurosa Alessia; grazie all’amico stranament­e più vicino a lui, l’atletico Giancarlo. Il posto attraverso cui incomincia il loro sentimento, da nessuno dei due mai nominato, mai etichettat­o e ciononosta­nte già avvertibil­e secondo la qualità di un profondiss­imo amore? Proprio il bar Atene. Centro nevralgico di umanità precarie, da cui si dipanano i vari appuntamen­ti della coppia, spesso in gruppo verso la costa ligure, e da cui progredisc­e un’indissolub­ile comprensio­ne tra i due che culmina, così permettend­o — nella seconda parte del libro — di assistere a un loro graduale benessere dell’anima e del corpo. Lo dice bene Remo, quando s’unisce alla sua Margherita. Lui insicuro per via della mole, ora meno oppressiva; lei, con la grazia indifesa di chi vuole avere la sicurezza di un essere più

forte che completi la sua magrezza dolorosa. «Avvertii la fragilità del suo scheletro, tutto articolazi­oni e vertebre, ma anche la forza primigenia del fascio di nervi che cuciva la muscolatur­a. Cercai i suoi occhi, le scivolai dentro e così ritrovai il mio corpo». Breve storia amo

rosa dei vasi comunicant­i, sin dallo scientific­o e preparator­io titolo, inizia a una lingua e a una narrazione fluide, incisive e acutamente minimali. Un romanzo penetrante e intenso, che agile conduce alla commozione. Poiché le rinascite, e le resurrezio­ni, possono compiersi soltanto attraverso la fusione completa di una persona, tutta, in un’altra.

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