Corriere della Sera - La Lettura

Briganti e Borbone la falsa alleanza sconfitta dall’Italia

Dopo essere stato spodestato dai Mille, Francesco II sperava di recuperare il regno grazie a un intervento di potenze europee e alla guerriglia rurale Ma i fuorilegge dei boschi si rivelarono presto incontroll­abili: l’obiettivo di servirsene per scopi din

- Di GIANCRISTI­ANO DESIDERIO

Scena prima. Il 7 settembre 1861 a Napoli si celebrò il primo anniversar­io dell’ingresso di Garibaldi alla testa dei Mille. La manifestaz­ione fu un trionfo. Antonio Ranieri, antico compagno di Giacomo Leopardi, scrisse al generale che se avesse potuto «contemplar­e questo popolo» sarebbe rimasto stupito per l’entusiasmo.

Scena seconda. Antonio Winspeare, diplomatic­o dei Borbone, era sconfortat­o. Lavorava, s’impegnava, cercava con tutto sé stesso di cambiare il disprezzo verso la dinastia di Francesco II. Nella primavera del 1861 scrisse

al re, che aveva ricreato corte e governo a Roma, che nonostante i suoi sforzi e i soldi la «gran massa del pubblico continua sempre ad essere favorevole alla causa dell’unità italiana e al Governo piemontese. Di ciò fa fede il linguaggio dei giornali, che senza distinzion­e di parte sono tutti a noi ostili».

A volte le immagini dicono più delle parole. Ma mentre a Napoli si festeggiav­a e a Roma si sperava ancora nelle cancelleri­e di mezza Europa, al di là dei monti, nelle «province napoletane», nei boschi del Sannio, della Lucania, del Molise, della Calabria andava in scena la

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