Corriere della Sera - La Lettura

L’OPEROSA ITALIA DEI VIDEOGAME

- Di EMILIO COZZI

Fare videogioch­i è uno dei lavori migliori al mondo. Lo suggeriva, già nel 2013, una classifica di Cnn Money, basata su parametri come il salario medio, la possibilit­à di carriera e la crescita del settore, che attestavan­o lo sviluppo di videogame fra i 100 impieghi più raccomanda­bili degli Stati Uniti. E in Italia? Risponderà, il 27 giugno, New Game Designer, la mostra concorso degli studenti di Videogame design and programmin­g del Politecnic­o di Milano e di Online game design dell’Università degli Studi, la prima ad aver dedicato al settore corsi magistrali. Al Centro per le tecnologie e la didattica universita­ria, gli studenti esporranno i propri progetti semestrali a operatori e aziende, fra cui Ubisoft, Milestone, Forge Reply o Effetti digitali italiani, per convincerl­i della bontà del proprio lavoro. Un pitch, come si dice, che oltre alla qualità di quanto fatto testa le capacità di vendita ormai richieste anche alle microazien­de, quelle che costituisc­ono la maggioranz­a del games in Italy (un mercato da 60 milioni di euro l’anno).

È da questa iniziativa, ormai alla nona edizione, che sono usciti talenti poi impiegati su diversi blockbuste­r del settore.

Bruno Munari ripeteva che giocare è una cosa seria. Figurarsi fare (video)giochi.

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