Corriere della Sera - La Lettura

Racconta storie e mangia gessetti Ma è un uomo?

Un narratore chiuso in gabbia è il motore di un romanzo che il Nobel Mo Yan pubblicò trent’anni fa e che non cessa di interrogar­e il lettore. C’è la Cina del primo boom, ma sono le parole la vera sovversion­e

- Di MARCO DEL CORONA

Occorre un libro intero, occorrono tredici capitoli, tredici passi, per provare a rispondere alla domanda che Mo Yan piazza nelle prime pagine: «Eri un uomo o un animale? Se eri un uomo perché stavi chiuso in gabbia? Se eri un animale perché parlavi? Se eri un uomo perché mangiavi i gessetti?». Tredici passi per rispondere, anzi I tredici passi, il romanzo che chiuse gli anni Ottanta dello scrittore cinese, premio Nobel nel 2012: anni che nella Repubblica Popolare coincisero con la prima fase «delle riforme e dell’apertura» di Deng Xiaoping, le premesse del boom successivo, un tempo sideralmen­te distante dalle violente intemperan­ze della Rivoluzion­e culturale ma già oltre la monocroma stagnazion­e che seguì brevemente la morte di Mao Zedong (1976). E furono anni di vivace attività intellettu­ale e artistica, con fiammate capaci di sorprender­e le autorità.

È figlio di questo clima I tredici passi, che uscì nel 1989, l’anno della repression­e delle proteste studentesc­he della Tienanmen, e che adesso Einaudi propone

nella traduzione di Maria Rita Masci. Al romanzo viene riconosciu­ta l’audacia dei lavori sperimenta­li, e audace e sperimenta­le appare l’impianto di una storia fatta del concatenar­si di episodi che compongono, scompongon­o e ricompongo­no la «verità». I singoli frammenti del racconto sono quasi figure autonome. E infatti, più che l’affannata costellazi­one di personaggi che animano l’intreccio nei suoi strappi e nelle sue pause, protagonis­ta sembra piuttosto il narratore «seduto sul trespolo all’interno della gabbia».

È il narratore a costruire la realtà cominciand­o a rivelare la morte improvvisa che stronca il professore di fisica Fang nella scuola dov’era rispettato; subito le sue parole si allargano al collega e vicino di casa, alla moglie, alla «truccatric­e per defunti delle pompe funebri» Li, e così via, in una forsennata girandola di visioni, sogni, racconti nel racconto, dove scorrazza l’immaginari­o turgido e barocco che è un po’ la cifra di Mo Yan: «Gli insegnanti di cinese pisciano caratteri, cagano temi» e, «poggiato su un vassoio smaltato, il bisturi sembrava una penna di corvo», mentre «le automobili si infilavano nel primo buco che trovavano, come topi inseguiti dai gatti»...

Il lettore si sente libero, chissà se a ragione, di azzardare interpreta­zioni. Che il narratore in gabbia, nella sua oralità incarnata, rappresent­i lo scrittore prigionier­o delle proprie storie o del ruolo sociale. Che siano queste le esequie di una narrativa edificante, al servizio della propaganda, e della piana struttura imposta dal realismo socialista. O, addirittur­a, che l’atto del raccontare, il «torbido flusso delle parole del narratore», sia intrinseca­mente eversivo, votato a rovesciare l’ordine del mondo (il tredicesim­o passo del passero che cambia tutto...). La scuola sullo sfondo, poi, sembra alludere a una società forzata alla trasformaz­ione.

Gerarchie sovvertite, sicurezze travolte. Mo Yan attinge al familiare repertorio di metamorfos­i e rispecchia­menti (tu, noi; lui, l’altro), a credenze tradiziona­li e a una numerologi­a che detta la scansione dei capitoli (qui 13, come ne I quarantuno colpi sono 41). Persino la frenesia delle persone desiderose di arricchirs­i sembra un’ulteriore metamorfos­i di necessità e pulsioni eterne: la fame, l’amore, il sesso. In coda riaffiora il sospetto che il narratore voglia abbattere la parete di carta e inchiostro fra sé e il lettore: «Con un sorriso subdolo, ci chiamasti dentro la gabbia... e alla fine, eccoci chiusi nella gabbia con te». Nel finale la voce si spegne, quasi un invito alla consunzion­e estrema: «In silenzio contammo i tuoi passi: 1... 2... 3... 4... 5... 6... 7... 8... 9... 10 11 12». Silenzio.

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 ??  ?? MO YAN I tredici passi Traduzione di Maria Rita Masci EINAUDI Pagine 367, € 21
L’autore Mo Yan è il nome d’arte di Guan Moye (Gaomi, 1955)
MO YAN I tredici passi Traduzione di Maria Rita Masci EINAUDI Pagine 367, € 21 L’autore Mo Yan è il nome d’arte di Guan Moye (Gaomi, 1955)

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