Corriere della Sera - La Lettura
Il «beat» Luigi Pericle si immerge nella coscienza
Segni che aprono varchi su sapienze misteriose, sagome angeliche provenienti da dimensioni esoteriche. Luigi Pericle (1916-2001). Beyond the visible, a cura di Chiara Gatti, riscopre a Venezia un grande eccentrico dell’arte (Fondazione Querini Stampalia, fino al 24 novembre, querinistampalia.org). Origini marchigiane, personalità versatile, fumettista, Pericle negli anni Sessanta si ritira sul Monte Verità, la «collina dell’utopia» nel Canton Ticino che all’inizio del secolo aveva ospitato una sorta di anticipazione della Beat generation. Questa comunità di anarchici, pacifisti, vegani, teosofi, femministe attira l’attenzione anche di Carl Gustav Jung ed Hermann Hesse. Tra le 50 opere — dipinti (sotto: L’Arcangelo IV, 1965) accanto a pagine di diario — emerge l’amore per Klee e Dubuffet. Pericle si immerge negli anfratti della coscienza ma non rinuncia alla forma, studia l’arte giapponese della calligrafia: il risultato sono chine profonde dai tratti indecifrabili e senza esitazioni. (alessandro zangrando)