Corriere della Sera - La Lettura

È il 1985 e ho l’Aids Al diavolo, voglio vivere

Favolosame­nte omosessual­e

- Di ANGELO DI GENIO

Ho sempre pensato di essere destinato a qualcosa di grande: beh, Prior Walter, 34° rampollo di un’antica stirpe inglese. Favolosame­nte gay, omosessual­e, finocchio, dite ciò che volete, accrescerà solo lo sfolgorant­e orgoglio che ho di essere me stesso. Vivo a New York, ho 30 anni e sono un arredatore famoso. No, non è vero, vivo con il sussidio di disoccupaz­ione, ma la mia profession­e rivela il mio buon gusto, che Dio sa quanto manca a quest’America! Ecco! Forse sono destinato a essere l’unico dei Walter ad avere buon gusto!

Poi un giorno ho scoperto che la sola

cosa a cui ero destinato era una giovane morte, rapinato d’interi lustri di regalità. È il 1985 e ho l’Aids. Il mio corpo sta perdendo le difese immunitari­e e nel giro di poco crollerà tra diarree e polmoniti. Entro ed esco dal St. Vincent Hospital e seguo una terapia di pillole ed effetti collateral­i. È solo un camminare lentamente verso la bara che ormai è a un metro da me. Ho paura. Ma voi direte: «Prior, tranquillo, il tuo fidanzato Louis ti aiuterà ad affrontare questa sofferenza». Quell’egoista delinquent­e, dopo quattro anni, saputo della mia «novità», mi ha abbandonat­o. Sta male, non riesce a reagire a questa situazione, deve pensare a salvarsi. Lui. Sono io che sto morendo! È criminale ciò che ha fatto!

Quanti pianti, quante bestemmie contro Dio e contro l’abbandono! Ma come diciamo sempre io, mia sorella marroncina Belize e Katherine Hepburn: «Quando sono le piccolezze a sconvolger­li te li ritrovi lunghi e distesi sul pavimento appena si profila all’orizzonte qualcosa di serio». E allora vaffanculo Louis. Vaffanculo a tutta questa merda. Posso farcela. Non morirò. Ho voglia di vivere, è nella nostra natura di esseri umani: VIVERE! E poi non sono solo. Non so da dove venga, ma una voce calda, meraviglio­sa ed eccitante mi tiene compagnia: «Salve a te, O Profeta! La Grande Opera ha inizio». Ho sempre pensato di essere destinato a qualcosa di grande.

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