Corriere della Sera - La Lettura

Sono morto il 2 agosto ’86 E sì, Trump è merito mio

Avvocato, pupillo di Joseph McCarthy

- Di ELIO DE CAPITANI

Sono morto il 2 agosto 1986. Erano gli anni di Reagan, gli anni in cui è cominciato tutto, gli anni che pagate cari ancora adesso, che vi hanno fregato, a voi di sinistra. Io vent’anni prima ero già diventato una star nazionale.

Sono stato molto di più che braccio destro di Joseph McCarthy, lui per me era come un padre. Ho avuto molti padri nella vita, uomini potenti, ma lui, in particolar­e, l’uomo della caccia ai rossi, era il mio padre putativo. Mi stimava perché ero un bravo avvocato e mi amava perché ero, e sono sempre stato, il suo «bravo figliolo». Mi ha insegnato molte

cose e io le ho insegnate al «mio» bravo figliolo… Perché dovete sapere che quello che sta succedendo oggi in America è merito mio. Ero io il mentore politico di Donald Trump, il mio bravo figliolo è lui! Ero il suo avvocato, il suo consiglier­e fidato e amico. All’inaugurazi­one della prima Trump Tower, chi ha detto che lui sarebbe diventato Presidente? IO. Ridevate? Ora non ridete più. Quando Trump è finito nei guai per il Russiagate, sapete cos’ha detto? « Where is my Roy Cohn? ». «Dov’è il mio Roy Cohn?». Sapeva che l’avrei tirato fuori dai guai, IO.

Tutti vogliono essere «per bene». Non si può essere «per bene» e avere il potere. House of Cards? Giochini da ragazzi. Sapete qual è la cosa che, guardando indietro, ricordo con più orgoglio? Avete mai sentito parlare di Ethel Rosenberg? Se non fosse per me oggi sarebbe ancora viva, ma io ho implorato fino alle lacrime perché la sbattesser­o sulla sedia elettrica: io, io, io sono stato! E avrei girato quel cazzo di interrutto­re con le mie mani. Perché? Perché io i traditori li odio, cazzo, e odio quelle merde di comunisti. Era illegale? Vaffanculo la legalità. Non era onesto? Vaffanculo l’onestà. O la legge la fai tu o sei schiavo della legge. Nella vita devi scegliere: vuoi essere per bene o vuoi combinare qualcosa? Io ho scelto. Ricordatev­i di me. Il mondo di oggi deve molto a me. Anche chi non lo sa.

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