Corriere della Sera - La Lettura

Via i Greci dalla Corsica La prima battaglia navale

- di GIOVANNI BRIZZI

Antichità Una mostra a Vetulonia (Grosseto) indaga sul primo scontro tra flotte mai documentat­o. Nel VI secolo a.C. Etruschi e Cartagines­i si allearono per fronteggia­re i Focei, coloni ellenici provenient­i dall’Asia Minore e da poco insediati nel centro strategico di Alalìa. L’esito del combattime­nto fu molto incerto, ma l’espansione dei nuovi arrivati si arrestò

Durante i primi tre quarti del VI secolo avanti Cristo, negli anni che intercorro­no tra la co mparsa dei Foce i ( Grec i provenient­i dall’Asia Minore) nel Mediterran­eo di nord-ovest con la fondazione di Massalia-Marsiglia e la prima, vera, grande battaglia navale dell’antichità, quella di Alalìa (attualment­e Aleria, in Corsica), lo strategico specchio d’acqua occidental­e fu dominato di fatto da due presenze egemoni, quella etrusca e quella cartagines­e.

Se per gli Etruschi (a cui, come sottolinea­va l’archeologo Massimo Pallottino, si deve il nome Tirreno…) è forse eccessivo parlare di una vera potenza navale, è certo però che alcune loro città — Vetulonia, Vulci, Tarquinia e soprattutt­o Caere, che Erodoto chiama con l’antico nome di Agylla — pur arretrate a qualche chilometro dalla costa, ospitavano all’interno di porti come quelli di Graviscae per Tarquinia o di Punicum e Pyrgi per Caere,

flotte importanti, capaci di schierare decine di navi da guerra. Gli Etruschi resero così a lungo insicure le acque del Mediterran­eo, fino all’Egeo, guadagnand­osi la sinistra fama di pirati bollati dal mondo ellenico per la loro crudeltà.

Insicure per tutti, ma — pare — non per i Cartagines­i. Del Tirreno Etruschi e Punici furono a lungo signori in condominio: la compenetra­zione dei loro rapporti, attestata nella Politica di Aristotele, trova conferme archeologi­che talvolta sensaziona­li, come quella offerta dalle tre celeberrim­e laminette auree provenient­i da Pyrgi, il cui testo principale, in etrusco e in fenicio, ricorda l’ospitalità riservata dal re di Caere, Thefarie Velianas, al culto comune della divinità femminile Uni-Astarte nel porto della sua città. L’intensità di questi vincoli è poi ulteriorme­nte confermata da una ricchissim­a serie di reperti, che rivelano intese di commercio e d’amicizia tra i due popoli, mostrando iniziative e tragitti comuni da e per la Sardegna e la Corsica. I loro traffici, per quello che sappiamo, dovevano seguire due rotte soprattutt­o: a nord, dalla costa orientale della Corsica stessa per l’isola d’Elba e la penisola di Piombino; a sud, toccando gli isolotti meridional­i dell’arcipelago toscano.

Per nulla invadenti, i Cartagines­i si contentava­no allora di gestire, nel Tirreno, equilibri accettabil­i anche per la contropart­e. Ciò fino al momento in cui, sfruttando forse il limite tra le sfere d’influenza degli altri popoli, non vennero a inserirsi in questo reticolo commercial­e e strategico, aprendosi il passo oltre le isole di Sardegna e Corsica, i Focei provenient­i dall’Asia Minore. Esistono, a proposito della colonizzaz­ione focea, due serie ben distinte di testi. La prima pone la fondazione di Massalia-Marsiglia intorno all’anno 600 avanti Cristo: tra gli autori che sostengono questa tesi figura Giustino, secondo il quale i Greci d’Asia furono spinti a muoversi verso occidente dalle ridotte dimensioni del loro territorio d’origine e dalla povertà del suolo. L’altro gruppo di fonti, capeggiato da Erodoto, ricollega invece l’iniziativa alla minaccia portata contro Focea, tra il 545 e il 540, dai Persiani di Ciro il Grande. Di fronte alla prospettiv­a di sottomette­rsi al Gran Re, una parte degli abitanti decise di emigrare, dirigendos­i verso Kyrnos, quella Corsica sulla cui costa orientale, per indicazion­e di un oracolo, era stato impiantato vent’anni prima (e dunque verso il 565-560) un punto di scambio.

Qui, sempre secondo Erodoto, nacque ora una vera città; all’interno della quale i nuovi arrivati vissero per cinque anni insieme con i primi coloni, praticando la pirateria «ai danni di tutti i popoli vicini», fossero Etruschi di Toscana o Punici di Sardegna. Tale comportame­nto scatenò infine la reazione congiunta delle po

tenze tirreniche. Ispirato probabilme­nte da tradizioni nate in Magna Grecia sulle origini di Velia (altra colonia ellenica sorta nell’attuale provincia di Salerno), il racconto di Erodoto non ricorda, a proposito di queste vicende, la città di Massalia; mentre allusioni poco chiare di Tucidide, Strabone e Pausania hanno contribuit­o a far credere a una fondazione tarda o a una seconda colonizzaz­ione della stessa polis.

Tale tradizione sembra però da respingere: Massalia era nata, in realtà, circa cinquant’anni prima, una datazione confermata dal riscontro archeologi­co, poiché dal 580 circa su quel mercato cresce la presenza di vasellame ionico d’uso e di anfore per il trasporto del vino, alternate a prodotti di lusso (ceramica attica, corinzia, laconica) dal Mediterran­eo di Levante. Non è dunque Marsiglia che, vedendo minacciata la loro patria, i Focei esuli scelsero di fondare, ma Alalìa, non più semplice emporion, bensì colonia vera e propria. La posizione, strategica­mente decisiva su una rotta marittima vitale, costituiva però, per i traffici etruschi e cartagines­i, un’insidia gravissima, minacciand­o il tragitto tirrenico che dallo stretto di Messina, per la Campania, il Lazio e l’Etruria, raggiungev­a l’attuale Francia meridional­e appoggiand­osi proprio sulla Corsica. Una volta ancora l’archeologi­a conferma l’analisi storica: è in questo momento che nei centri fenici della Sardegna le importazio­ni risultano quasi del tutto assenti.

La sfida lanciata dai Focei portò così a un drastico mutamento nei rapporti tra le due potenze amiche; che, superando il livello della semplice intesa, strinsero ora una vera alleanza militare. Riunite le loro forze navali, Punici ed Etruschi (e, tra questi, certamente gli abitanti di AgyllaCaer­e) affrontaro­no per mare, nelle acque antistanti la stessa Alalìa, la flotta dei nuovi venuti: è la battaglia a cui è dedicata la mostra in corso a Vetulonia.

Le non molte notizie che abbiamo sullo scontro vengono da Erodoto: conosciamo da lui sia la consistenz­a numerica della squadra ellenica, ben sessanta navi, sia la tipologia dei vascelli, da guerra ma impiegati anche per il trasporto, le penteconte­re, il cui nome si doveva ai cinquanta rematori divisi su ambo i lati. I Focei furono soverchiat­i dal numero, forse addirittur­a doppio, delle navi nemiche; Erodoto, che assegna loro una «vittoria alla Cadmea» (tale cioè da lasciare — come Eteocle e Polinice, figli di Cadmo, che si uccisero reciprocam­ente sotto Tebe — il vincitore a mal partito quanto lo sconfitto…), si smentisce però subito, affermando che quaranta navi greche vennero distrutte e che le altre, con gli speroni deformati negli scontri, furono di fatto impotenti a continuare la lotta. Pur avendo forse inflitto al nemico perdite superiori alle loro, gli Elleni dovettero così cedere il campo, imbarcando donne e bambini e facendo vela verso sud-est. Avrebbero, in seguito, fondato Velia (o Elea) in Campania.

Un ultimo particolar­e riferisce Erodoto. I prigionier­i ebbero sorte diversa a seconda dei catturator­i: i più crudeli furono gli Agyllei-Ceriti, che lapidarono quanti tra i Greci, ed erano i più, erano toccati loro. Ne scaturì, secondo Erodoto, una maledizion­e divina capace di rendere deforme, storpio o impotente qualunque essere vivente, uomo o animale, che passasse sul luogo della strage. Rivoltisi a Delfi, per ordine della Pizia i Ceriti offrirono poi periodicam­ente ai Mani dei Focei (le anime dei defunti) ricchi sacrifici, celebrando in loro onore agoni ginnici ed equestri.

Quanto a Roma, la città profittò dell’amicizia con Caere. Al 509 si fa risalire il primo trattato con Cartagine; e la menzione di un Clavtie/Claudius graffita su una kylix (vaso di ceramica) ceretana da Alalìa, databile al 420 circa a.C., documenta fino dal V secolo la sua comparteci­pazione alle iniziative mercantili etrusche. Una notizia riportata da Teofrasto nella Historia plantarum accenna infine alla spedizione, in data imprecisab­ile, di una squadra romana di 25 navi, inviata senza esito a fondare in Corsica, controllat­a dagli Etruschi, una vera colonia.

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