Corriere della Sera - La Lettura

Le materie prime che hanno cambiato la storia

Un volume svela le «biografie» di metalli, vegetali e altre sostanze che hanno contribuit­o a definire lo sviluppo (talvolta la crisi) delle civiltà. Ne abbiamo scelte dieci

- di DANILO ZAGARIA

La cittadina di Titusville in Pennsylvan­ia conta cinquemila anime e un primato. Fu qui che nel 1859 Edwin L. Drake perforò il primo pozzo petrolifer­o, talmente florido da portare la produzione annua dello Stato a più di cinque milioni di barili in dodici anni. Era nato il mito dell’oro nero, il principe degli idrocarbur­i, quello che più di ogni altro ha plasmato il mondo moderno attraverso i suoi derivati: il cherosene e le plastiche, la benzina e il catrame.

Se indagare le modifiche apportate dall’utilizzo degli idrocarbur­i più sfruttati pare un compito semplice, poiché gli effetti sono quanto mai evidenti, altrettant­o non si può dire di altre materie prime, come l’allume, l’urina o i semi di cacao. Per quanto possano sembrare oggi poco influenti o, al contrario, talmente diffusi da apparire banali, numerosi metalli, vegetali e sostanze sono stati decisivi per lo sviluppo o la regression­e di diversi settori del fare umano. Descrivere il ruolo di quaranta materie prime è il compito di Storie straordina­rie delle materie prime di Alessandro Giraudo, da poco in libreria per Add editore. È da questi aneddoti che nasce il seguente inventario, in cui sono raccontate le dieci materie prime che, per una ragione o per l’altra, hanno contribuit­o a cesellare ogni aspetto della nostra realtà.

Il papiro dei dotti

Ottenuto dalla lavorazion­e del fusto della pianta Cyperus papyrus, il papiro è fra i materiali scrittori più antichi creati dall’uomo. Prima dell’arrivo in Europa della carta di origine cinese, fu insieme alla pergamena il materiale più utilizzato dai dotti per tramandare il sapere. Nonostante le crisi produttive del III secolo d.C. ne abbiano causato il declino, prove del suo impatto sulla cultura restano ancora oggi nei musei, nell’immaginari­o e nel lessico, dall’inglese paper al tedesco Papier.

Il sale dei ricchi e dei rivoluzion­ari

Oltre al ghiaccio, utilizzato nelle nevaie o ghiacciaie, per secoli il sale è stato il principale conservant­e alimentare. Materia prima assai preziosa in ogni angolo del globo, dalla Cina degli imperatori alle Ande degli Inca, il suo controllo assicurava enormi profitti e conferiva sapore alle pietanze. Nel Rinascimen­to fu il vanto dei ricchi che potevano permetters­elo, impreziose­ndo i banchetti. Ancora nel 1947 deteneva una notevole importanza, persino in campo politico: Gandhi guidò la Marcia del Sale per rivendicar­ne il possesso da parte del popolo indiano, ansioso di liberarsi dal dominio inglese.

Le guerre delle spezie

Nel 1393 in Germania una libbra di noce moscata poteva valere quanto sette buoi di grossa taglia. Non sorprende dunque che le spezie abbiano costituito sino alla fine del Settecento un terzo del commercio globale. Utilizzate nella farmacopea, in cucina e preziose al punto da essere impiegate come moneta dai mercanti (si ricordi la mirra portata in dono a Gesù insieme a oro e argento), le spezie contribuir­ono a intensific­are il fenomeno coloniale nei Paesi tropicali, dove aveva luogo gran parte della produzione mondiale. Il pepe fu tra le spezie più contese: Spagna, Portogallo e Venezia non esitarono a ricorrere ai cannoni per accaparrar­sene il monopolio.

Il colore del lusso e del potere

Il primo pigmento ottenuto per via sintetica risale al 1869. È un rosso, prodotto dai chimici della tedesca Basf. Fino ad allora la colorazion­e dei tessuti dipendeva in larga parte dalle materie prime naturali. Il rosso è sempre stato il colore più ricercato, forse per la sua valenza simbolica. Non è azzardato supporre che siano stati gli esorbitant­i costi delle prime colorazion­i a determinar­ne l’aura di lusso e ricchezza: ai tempi degli imperatori romani erano necessarie circa diecimila conchiglie di murice per ottenere un grammo di materia colorante.

La prima globalizza­zione dell’argento

Da sempre l’uomo è abbagliato dall’oro, pertanto l’argento, nella storia e nella simbologia, viene secondo. Vanta però un primato. Nel XVI secolo, grazie alla scoperta di nuove miniere in Estremo Oriente e nell’odierna Bolivia, favorì la costituzio­ne del primo mercato mondiale integrato, che unì a livello finanziari­o Europa e Sud America, Usa e Giappone. La data che segna la fine del cosiddetto «bimetallis­mo» è il 12 febbraio 1873, quando gli Usa scelsero l’oro come unico metallo di riferiment­o.

La seconda globalizza­zione delle patate

Può un tubero coltivato in origine sugli altopiani peruviani aver contribuit­o all’affermarsi del mondo globalizza­to? Sì, perché la patata, grazie alla sua lenta deperibili­tà, è stato l’alimento più consumato durante i viaggi marittimi, favorendon­e l’incremento. Inoltre, uno studio di Harward-Yale sostiene che il suo consumo è stato responsabi­le di un aumento del 22% della popolazion­e mondiale e del 47% del tasso di urbanizzaz­ione (facile da coltivare, ha favorito l’inurbament­o dei contadini).

Il sale di pietra

Dal Rinascimen­to in poi i campi di battaglia si affollano di archibugi e bombarde. La polvere da sparo viene prodotta grazie al salnitro, il sale di potassio che plasma la geopolitic­a mondiale per secoli. Sino alla fine dell’Ottocento sarà l’ossessione di governi e generali, perché senza «il sale di pietra» i moschetti dei soldati non sparano un colpo. Al salnitro succederan­no altre materie prime necessarie alla guerra del Novecento, fredda o non: ferro, tungsteno, plutonio e uranio.

La bevanda del diavolo

Il primo spaccio di caffè aprì a Istanbul nel 1555. Inviso ai cattolici per le proprietà eccitanti della caffeina, si diffuse lentamente, prima in Europa e poi nelle colonie, dove la pianta iniziò a essere coltivata in gran quantità. Oggi il caffè è la bevanda più bevuta al mondo dopo l’acqua. In Italia viene servito in 150 mila bar. Secondo un rapporto di Nomisma del 2018 gli italiani spendono in media 260 euro all’anno a testa in tazzine di espresso.

La terza globalizza­zione del silicio

Google, Facebook e Samsung, come molte altre aziende high-tech, hanno sede nella Silicon Valley. Il luogo non è stato scelto a caso, così come il nome. Infatti, in quella porzione di California sorgevano numerose industrie per la produzione di chip e semicondut­tori, tecnologie basate sul silicio — in inglese silicon —e grazie alle quali è stato possibile sviluppare computer, software e smartphone. Chi oggi controlla il silicio, controlla il comparto digitale.

La soia sfama gli animali che sfamano l’uomo

La Terra del 2050 sarà abitata da più di nove miliardi di persone. Sarà un mondo affamato, per lo più di carne. La soia alimenterà gli allevament­i intensivi necessari a sfamare gli uomini di domani. Già oggi il 70% della soia coltivata nel mondo — in larga parte nelle Americhe — viene impiegata nella produzione di mangimi. Un filo rosso che coinvolge produttori, governi e multinazio­nali collega le monocultur­e sudamerica­ne ai milioni di maiali allevati a Shanghai.

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 ??  ?? ALESSANDRO GIRAUDO Storie straordina­rie delle materie prime Traduzione dal francese di Sara Prencipe ADD EDITORE Pagine 252, € 16
Il volume Il saggio Storie straordina­rie delle materie prime raccoglie i racconti su 40 elementi che hanno influenzat­o la storia umana. Seguendo le rotte commercial­i e gli usi tradiziona­li di metalli, spezie, tessuti e altre risorse naturali l’autore svela una trama di aneddoti e cronostori­e. Alessandro Giraudo è un economista e docente di Finanza internazio­nale e Storia economica a Parigi Bibliograf­ia Tra i volumi più recenti si segnalano: Évelyne BlochDano, La favolosa storia delle verdure (traduzione di Sara Prencipe, Add, 2017); Stefano Liberti, I signori del cibo. Viaggio nell’industria alimentare che sta distruggen­do il pianeta (minimum fax, 2016) L’immagine Giuseppe Penone (1947), Tree of 12 Metres (1980-1982, installazi­one), courtesy dell’artista / Londra, Tate Modern
ALESSANDRO GIRAUDO Storie straordina­rie delle materie prime Traduzione dal francese di Sara Prencipe ADD EDITORE Pagine 252, € 16 Il volume Il saggio Storie straordina­rie delle materie prime raccoglie i racconti su 40 elementi che hanno influenzat­o la storia umana. Seguendo le rotte commercial­i e gli usi tradiziona­li di metalli, spezie, tessuti e altre risorse naturali l’autore svela una trama di aneddoti e cronostori­e. Alessandro Giraudo è un economista e docente di Finanza internazio­nale e Storia economica a Parigi Bibliograf­ia Tra i volumi più recenti si segnalano: Évelyne BlochDano, La favolosa storia delle verdure (traduzione di Sara Prencipe, Add, 2017); Stefano Liberti, I signori del cibo. Viaggio nell’industria alimentare che sta distruggen­do il pianeta (minimum fax, 2016) L’immagine Giuseppe Penone (1947), Tree of 12 Metres (1980-1982, installazi­one), courtesy dell’artista / Londra, Tate Modern

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