Corriere della Sera - La Lettura
Noir+ fantasy+ western+ horror...
...È questa la vera letteratura sociale. Ed è questo Joe Lansdale: ingiustamente ascritto alla categoria della «street literature», è in realtà un grande vagabondo capace di raccontare l’America (e di prevedere la vittoria di Trump) aggirando i generi, orgoglioso di una scrittura eclettica, eccessiva e scorretta. E questa è anche «Hinc Joe», collana da lui diretta per Giulio Perrone che ha esordito con «La banda dell’altro mondo» di Neal Barrett e ora pubblica «Black & White» di Lewis Shiner. Lansdale e Shiner ne parlano con «la Lettura»
«Le arti marziali? Le ho praticate per quarant’anni: boxe, wrestling, judo, jiu jitsu e, più di recente, karate e taekwondo. Le insegno anche, nella scuola che ho aperto in Texas. Danno equilibrio. Mi hanno aiutato nella vita. Da ragazzo mi davano sicurezza nelle cose di ogni giorno, ma sono servite anche dopo, da romanziere: ti insegnano a essere bilanciato, semplice e diretto; anche nella scrittura. A tenere un rapporto stretto con il pubblico, un contatto quasi fisico con il lettore». Joe Lansdale, un grande vagabondo della letteratura americana, dal suo esordio con il romanzo Act of Love (1980), ha pubblicato di tutto: fumetti di Batman e storie horror, immersioni nel genere fantasy e racconti criminali, fantascienza e western. Una produzione sterminata: più di cento libri. Metà romanzi più una trentina di raccolte di racconti brevi, qualche volume di comics e una serie di pamphlet: testi popolari, ballate, storie per ragazzi...
Orgoglioso della sua scrittura eclettica e, spesso, eccessiva — scene di violenza feroce, linguaggio brutale, sessismo, personaggi che si comportano con una scorrettezza politica totale — Lansdale è sicuramente un maestro del noir, ma ha sempre rifiutato la gabbia dei generi divertendosi a spaziare ovunque. In questo modo si è ritrovato addosso l’etichetta della street literature con il conseguente divieto d’accesso nel pantheon dei romanzieri mainstream. Simile, in questo, a molti altri autori americani di successo come Lewis Shiner. «Da giovane», racconta a «la Lettura» questo scrittore, anche lui di origini texane ma trapiantato in North Carolina, autore di Black & White che viene pubblicato in questi giorni in Italia dall’editore Giulio Perrone, «ho fatto di tutto: il programmatore di computer e il manovale nei cantieri edili, l’artista grafico e il musicista. E, intanto, scrivevo. Di tutto, anche qui. Spinto solo dall’istinto. E dalla curiosità. Un giorno, vedendo tanti ragazzi scorazzare ovunque e fare acrobazie sulle loro tavole, mi chiesi se fosse mai stato scritto qualcosa sulla cultura dello skateboard: non c’era nulla. Allora ho deciso di scriverlo io, un romanzo dedicato a quel mondo. Così è nato Slam ».
Scrittori istintivi, saltimbanchi dell’editoria? Questi autori, pur avendo spesso molto successo con i loro libri — e diversi di quelli di Lansdale sono poi diventati film o serie televisive — sono rimasti, come detto, ai margini del palcoscenico letterario. Ma le cose stanno cambiando. Cambiano anche per un autore come Joe Lansdale che ti provoca presentando la sua ignoranza come un fattore di successo artistico: «Non sono nemmeno laureato, la mia ignoranza mi ha aiutato a diventare un autore flessibile, a pensare outside the box, a non farmi rinchiudere in schemi culturali rigidi». Lansdale, però, è poi anche capace di andare a fondo nella descrizione degli abissi umani, dei malesseri, delle contraddizioni della società americana. Lo stesso Lansdale, che in America scrive per varie case editrici, a seconda del genere che tratta, in Italia, dove è molto apprezzato soprattutto da una legione di seguaci, ha pubblicato con Bompiani, Fanucci e, adesso, Einaudi. E, su proposta del suo traduttore e amico Seba Pezzani, ora sta sviluppando per l’editore Giulio Perrone la collana Hinc Joe, dedicata a scrittori americani sconosciuti o poco noti in Italia e tuttavia capaci di attirare i lettori con una prosa fantastica o con le tecniche mozzafiato del thriller, esplorando al tempo stesso tensioni sociali e politiche, conflitti familiari, disavventure umane.
Black & White — il secondo titolo della collana, dopo La banda dell’altro mondo di Neal Barrett Jr — è proprio questo: il racconto fantastico di Michael Cooper, un fumettista di Dallas che raggiunge il padre malato terminale di cancro in North Carolina ed è costretto a misurarsi con il suo passato oscuro dal quale riemergono adulteri, spettri del voodoo, omicidi. Ma il drammatico viaggio di Michael è anche un modo per immergere il lettore nel razzismo del Sud negli anni Sessanta del Novecento e nelle battaglie per i diritti civili. E per raccontare «la lacerazione del tessuto della comunità Hayti, un tempo la più prospera del Sud degli Stati Uniti», come spiega lo stesso Lansdale che nei prossimi giorni sarà in Italia con Shiner per presentare il libro e partecipare a vari eventi, a partire, il 27 giugno, dal Festival delle Letterature di Massenzio a Roma.
«Quella degli Hayti è la storia-simbolo di un processo che ha devastato le comunità nere d’America — aggiunge Lewis Shiner —. Racconto quello che è accaduto a Durham, ma ci sono altre 150 città statunitensi nelle quali i processi di gentrificazione e i maldestri tentativi di riqualificare le zone abitate da afroamericani hanno avuto, magari senza volerlo, effetti disastrosi: interi quartieri segregati e il fiorire di società parallele invisibili, sotterranee».
Shiner, che ha esordito nel 1984 raccontando la cultura cyberpunk nel romanzo fantascientifico Frontera e poi ha pubblicato una serie di storie fantasy come Glimpses e racconti ambientati nel mondo della musica rock in Say Goodbye, con Black & White e Dark Tangos ha preso sempre più il passo del romanziere tanto che un autore come Jonathan Lethem elogia le sue opere, definendole veri documentari urbani.
Dunque ruolo e immagine di questi scrittori nomadi e trasversali stanno cambiando davvero? «Ho sempre scritto per me stesso — risponde Shiner —. Personaggi e storie che mi piacevano, dei generi più diversi. Ma, al
di là dei linguaggi e delle situazioni, nei miei libri ci sono sempre individui che devono fare i conti con un passato difficile o con il loro credo: che si tratti dell’astrofisica di Frontera, della salvezza cercata nel rock & roll di
Glimpses, degli anarchici di Slam o delle credenze apocalittiche della civiltà maya in Deserted Cities. Ambizioso? Diciamo che dieci anni fa ho letto per la prima volta
Anna Karenina. Avevo letto tre volte Guerra e pace, ma non quest’altra opera di Tolstoj. Descrive la complessità di quella società russa in tutte le sue sfaccettature. Ho desiderato elevare il mio livello di scrittura». Pensa che se Tolstoj rinascesse oggi nel profondo Sud americano racconterebbe storie come le sue? «Non lo so e non mi azzardo a fare paragoni. Ma, prima di scrivere Black &
White, e più di recente con Outside the Gates of Eden, ho scelto come sfondo i grandi cambiamenti sociali del nostro tempo: le battaglie per i diritti civili, le crisi politiche, la fine dell’idealismo americano sostituito dalla cultura dell’avidità. Fino alle degenerazioni del capitalismo e a Trump. Penso che Tolstoj, oggi in America, avrebbe descritto questa involuzione della società».
Gli scrittori vagabondi sono così: magari capaci di capire meglio di altri come ha fatto Trump a vincere nell’America popolare, ma senza per questo pretendere di fare letteratura politicamente impegnata: «Trump — aggiunge Shiner — mi ha fatto infuriare per la sua capacità di rendere attraente una retorica impregnata di rabbia e di odio. Sdoganando, così, antisemitismo e razzismo. Ci sono affermazioni che dieci anni fa chiunque di noi si sarebbe vergognato di fare, che invece sono ormai entrate tranquillamente nel linguaggio comune». Ma poi l’autore non fa previsioni sul prossimo passo della sua carriera letteraria e non esclude un ritorno alla passione delle origini: il fumetto.
Succede anche con Lansdale. Ti racconta che solo nel 2016 è riuscito a pubblicare Paradise Sky, un racconto sui cowboy afroamericani rimasto nel cassetto per trent’anni perché, gli ripetevano gli editori, «i neri non leggono e i bianchi non leggono storie sui neri». Ed è un osservatore talmente attento degli umori politici della sua regione — vive a Nacogdoches, nella parte orientale del Texas, ai confini con la Louisiana — da avere pubblicato su un magazine, un mese prima delle elezioni presidenziali del 2016, una lucida analisi dei motivi per i quali i suoi concittadini avrebbero fatto vincere Trump: «Molti pensano che i suoi elettori siano bianchi non istruiti: un modo garbato per prendersela con immaginari redneck stupidi e sdentati. Ma io conosco tanta gente laureata, ricca e con una magnifica dentatura che vota Donald. Se vogliamo parlare di stupidità, diciamo che è quella felice di chi sceglie di esserlo, sedotto dal richiamo tribale di Trump, lusingato dalla possibilità di entrare nel reality show che lui ha creato».
A distanza di due anni, Lansdale continua ad essere un osservatore attento della politica texana: uno Statochiave per le presidenziali del 2020 che da decenni vota repubblicano e nel quale — dice — «i democratici stanno recuperando terreno perché aumenta la popolazione ispanica e il numero di neri e di giovani che decidono di essere politicamente attivi. Ma non so se basteranno a capovolgere la situazione già l’anno prossimo».
Un autore impegnato che cambia rotta e scende in campo per una causa politica? Non proprio: se gli chiedi del futuro, ti parla soprattutto dei tre racconti che sta preparando. Un ritorno al genere horror che aveva accantonato per anni perché inflazionato.
Lansdale è pur sempre l’autore che all’inizio della carriera scriveva furiosamente, battendo sui tasti di una Underwood meccanica: raffiche di novelle sistematicamente bocciate dagli editori per il loro linguaggio osceno, le massicce dosi di violenza raccapricciante, il sessismo. E che, una volta varcata la soglia della pubblicazione, ha raggiunto il successo con un caleidoscopio di follie narrative come quelle di Bubba Ho-Tep (dal quale è stato tratto un film, uscito una quindicina d’anni fa anche in Italia con il titolo Il re è qui), nel quale un vecchio Elvis Presley finito in un ospizio combatte per la sopravvivenza contro una mostruosa mummia egizia, aiutato da un nero che crede di essere John Kennedy.
Ma l’autore texano ha anche raccontato tanti problemi sociali del Sud americano con i dieci romanzi e altri racconti brevi della saga di Hap e Leonard, un operaio bianco e un gay nero, veterano del Vietnam, che vivono e sopravvivono in un mondo violento e corrotto, risolvendo casi criminali e rischiando continuamente la pelle. Del resto anche Lansdale, che nella sua collana italiana ha inserito, oltre a Shiner, La banda dell’altro mondo di Neal Barrett, un altro celebre romanziere on the road che è anche il suo mentore, è convinto che i confini tra la letteratura «ufficiale» e quella dei vari generi vadano scomparendo. Grazie anche a scrittori «seri» come Margaret Atwood che fanno incursioni in campi per loro estranei come la fantascienza, o al successo planetario dello scrittore fantasy George R. R. Martin, autore della saga Il Trono di Spade. «E anche grazie ai lettori italiani — conclude Lansdale — che dimostrano un’attenzione e una capacità di leggere i miei libri su vari livelli appassionandosi a storie e personaggi del Sud, perfino superiore a quella del pubblico americano».