Corriere della Sera - La Lettura

LEO SPITZER

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Perifrasi del concetto di fame. La lingua segreta dei prigionier­i italiani nella Grande guerra Edizione italiana a cura di Claudia Caffi, traduzione di Silvia Albersano IL SAGGIATORE Pagine 622, € 42

Bibliograf­ia Il cosiddetto «trittico italiano» di Leo Spitzer (Vienna 1887 - Marina di Pietrasant­a, Lucca, 1960) è finalmente leggibile tutto in edizione italiana. Oltre alla Perifrasi del concetto di fame, infatti, sono stati pubblicati o ripubblica­ti negli ultimi anni anche La lingua italiana del dialogo, a cura di Claudia Caffi e di Cesare Segre, per la traduzione di Livia Tonelli (Il Saggiatore, 2007) e Lettere di prigionier­i italiani 1915-1918, a cura di Lorenzo Renzi per la traduzione di Renato Solmi con un testo riveduto da Silvia Albesano sulla base del rapporto che Spitzer aveva consegnato ai suoi superiori nel febbraio 1916 (Il Saggiatore, 2016). Fra i contributi più recenti sull’italiano popolare, c’è il panorama di Enrico Testa, L’italiano nascosto. Una storia linguistic­a e culturale (Einaudi, 2014); sul racconto «dal basso» della Prima guerra mondiale: Antonio Gibelli, La guerra grande. Storie di gente comune (Laterza, 2014); sulla lingua di quelle testimonia­nze, « Questa guerra non è mica la guerra mia ». Scritture, contesti, linguaggi durante la Grande Guerra, a cura di Rita Fresu (Il Cubo, 2015) e Voci della Grande Guerra, a cura di Mirko Volpi (Accademia della Crusca, 2018). Le parole di Vincenzo Rabito vengono dall’autobiogra­fia, donata all’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, intitolata Fontanazza e parzialmen­te edita come Terra matta da Einaudi nel 2007 L’immagine Tim Bavington (Norwich, Regno Unito, 1966), Voodoo Child, Slight Return (solo) (2002, acrilico su tela, particolar­e), Contempora­ry Art Council/Portland Art Museum © Tim Bavington

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