Corriere della Sera - La Lettura
Il vicequestore nella Milano anni Ottanta: droga, sette segrete e molti volumi rari
Norberto Melis, da poco promosso vicequestore, ha una città e un’epoca: Milano negli Anni 80. È in questa cornice che Hans Tuzzi muove il suo eroe in Polvere d’agosto, nuova vicenda ambientata in un pugno di intense giornate nell’estate del 1989. Un pacco da 200 grammi di cocaina viene abbandonato in una delle periferiche e immaginarie Torri Zingales e di lì cominciano i guai. Tra i curiosi che lo prendono di mira c’è «Il Cragna», rigattiere, che chiude la sua improvvisata carriera di spacciatore ammazzato a ferragosto. Quando a settembre si aggiungono altri due morti, Mazzone e il professore Bernardo Docci D’Orni, in una villa del quartiere Maggiolina, il collegamento tra ambienti così distanti non è immediato, ma Melis lo trova. L’indagine segue due piste, una va verso droga, omosessualità, criminalità dei pusher, l’altra segue gli interessi del professore, forse fatali, per le sette segrete. È qui che Tuzzi, omaggiando anche Umberto Eco, usa la passione della vittima per raccontare episodi storici poco noti e libri rari, con un bel ritratto del Dante esoterico, senza mai bloccare il ritmo della trama che ha un ben scritto versante popolare. Se la verità sui delitti stia nell’arabesco bibliografico o altrove, al lettore, con certo piacere, scoprirlo. (alessandro beretta)