Corriere della Sera - La Lettura
Il barbone Franzes indaga su sé stesso in una sarabanda ironica tra senzatetto
€
Il protagonista somiglia a Fagin, il re dei ladri del dickensiano Oliver Twist, ma ne L’atroce delitto di via Lurcini. Commedia nera n. 3 di Francesco Recami i toni sono ironici, anche se tutto inizia nel sangue. Franzes è un senzatetto che a bastonate si è assicurato il dominio su un magazzino abbandonato nella Stazione di Firenze, specie di dormitorio per «diseredati». Ci sono i punkabbestia, i musicanti balcanici, il vecchio barbone Turbe, l’ubriacone Standard, l’immigrata Rekke e tutti pagano pegno a Franzes per ripararsi alla sua corte. Ma due fatti minano l’impero. Il primo: un mattino Franzes si sveglia lordo di sangue e accanto a sé ha un coltello, una parrucca, una carta di credito e un paio di scarpe da donna. Mistero. Il secondo: mentre Franzes cerca di capire che cosa ha fatto e a chi, il magazzino è scelto come sede per un evento tra danza e arte sul disagio, con stelle internazionali e sponsor, in cui i barboni dovranno interpretare sé stessi. Così, mentre il luogo e gli ospiti sorgono a un’effimera nuova vita Franzes sprofonda in una sua personale ricerca della verità che diventa una discesa all’inferno. Il ritmo è la sarabanda, l’ispirazione è alle commedie di Eugène Labiche e il sarcasmo di Recami non risparmia nulla, neppure l’idea stessa della detective story. (ida bozzi)