Corriere della Sera - La Lettura
HEINRICH EDUARD JACOB
I seimila anni del pane. Storia sacra e storia profana Traduzione di Oreste Rizzini BOLLATI BORINGHIERI Pagine 463, € 22
L’autore Nato a Berlino nel 1889 in una famiglia ebrea, Heinrich Eduard Jacob visse per qualche tempo a Vienna. Durante il periodo della Repubblica di Weimar si affermò come giornalista e scrittore di romanzi, racconti e biografie. Dopo l’ascesa al potere di Adolf Hitler nel 1933, Jacob perse il posto di corrispondente da Vienna del quotidiano tedesco «Berliner Tageblatt» e prese duramente posizione contro il nuovo regime nazista. L’annessione dell’Austria al Terzo Reich nel 1938 portò al suo arresto e alla confisca di tutti i suoi averi. Rinchiuso nel lager di Dachau e poi in quello di Buchenwald, Jacob venne liberato nel 1939 grazie all’azione condotta in suo favore dalla futura moglie Dora Angel-Soyka. I due si sposarono subito dopo il rilascio di lui ed emigrarono negli Stati Uniti. Jacob prese la cittadinanza americana, ma negli anni Cinquanta tornò in Europa e morì a Berlino nel 1967 Le opere in Italia Il libro di Jacob I seimila anni del pane, pubblicato a New York nel 1944, fu tradotto in italiano da Garzanti nel 1951 nell’edizione ora riproposta da Bollati Boringhieri. In precedenza Sperling & Kupfer aveva pubblicato nel 1930 il romanzo di Jacob Jacqueline tra i giapponesi nella traduzione di Ervino Pocar, mentre era uscito da Bompiani nel 1936 il suo saggio Biografia del caffè, nella traduzione di Aldo Oberdorfer Gli scienziati Il chimico tedesco Justus von Liebig (1803-1873) è noto per le sue scoperte e applicazioni nel campo dell’agronomia. Fondò l’azienda che porta il suo nome per produrre il famoso estratto di carne inventato da lui. Il genetista italiano Nazareno Strampelli (18681942) diede con i suoi studi un apporto importante alla «rivoluzione verde» degli anni Sessanta, a cui contribuì anche il Nobel l’americano Norman Borlaug (1914-2009) L’immagine David Wojnarowicz (1954-1992), Bread Sculpture (1989 circa, installazione), courtesy Gail e Tony Ganz Collection