Corriere della Sera - La Lettura
Mistero nella capitale dei violini, si scava nella natura umana
Marco Ghizzoni torna nella sua Cremona
Adispetto del titolo, che reca in copertina «giallo», il nuovo romanzo del 38enne cremonese Marco Ghizzoni somiglia più al copione di una commedia, magari di scuola napoletana, non fosse per l’ambientazione basso-padana e alcune spie linguistiche che ne evidenziano l’inequivocabile matrice lombarda. Ma anche qui, con una bella «ripulita» e cambiato il violino con un mandolino, il risultato sarebbe il medesimo. Una commedia frizzante, scritta con quel tanto di ironia che apre sorrisi nel lettore. Una commedia in cui, a parte i protagonisti tipici del genere in «versione» poliziesco — commissario (donna), questore, ispettore, malviventi di piccolo calibro con i loro scagnozzi —,
nessun altro elemento può rientrare a ragione nella categoria pur così smaccatamente palesata dall’editore. E l’autore lo sa bene, sfruttando l’indagine per il maldestro furto di un celebre Stradivari dal Museo di Cremona quale semplice ordito su cui intrecciare una trama dove vizi, virtù, impacci e amorazzi dei personaggi contano più dell’obiettivo di rintracciare e spedire dietro le sbarre il ladro e i suoi scombiccherati committenti. A Vigàta come a Napoli, a Pineta come a Cremona, uomini e donne si muovono — e talora delinquono — mossi dalle stesse passioni (l’amore, la brama di soldi e gloria) e da esse traditi. Fino a trovare qualcuno che le racconti.