Corriere della Sera - La Lettura
La ragazza che riscrisse la storia
Esce in italiano una nuova biografia di Giovanna d’Arco: santa e guerriera, analfabeta e letterata, mistica e strega. Abbiamo chiesto al romanziere Matteo Trevisani di immaginare quattro giovani eroine del Novecento
Santa ma sofferente e martire. Guerriera carismatica ma evocatrice di profezie. Analfabeta ma letterata. Mistica ma eretica e strega. Sull’amalgama tra queste parole si è giocata la storia di Giovanna d’Arco. La figura femminile meglio documentata di tutta la storia del Medioevo. Perché già gli stessi contemporanei avevano cercato di capire chi fosse, cosa volesse e da cosa fosse spinta. Seguiti da generazioni di storici che hanno continuato a interrogarsi su di lei. Giovanna d’Arco, insomma, continua a seminare storie e riletture. Fino a questa nuova biografia della medievista francese Colette Beaune ( Giovanna d’Arco. Una biografia), pubblicata in Francia nel 2004 e ora tradotta in italiano dal Saggiatore, grazie all’ottima versione di Valeria Lucia Gilli.
Il problema di fondo che esprime l’autrice è che questa vita, nonostante la molteplicità di testimonianze esistenti, resti per molti versi inspiegabile. Che cosa mosse una ragazzina nata intorno al 1412 in un anonimo e periferico villaggio a vivere da protagonista, per circa due anni, un’epopea eroica e tragica nel corso della guerra dei Cent’anni tra Francia e Inghilterra, che si chiuse con il rogo di Rouen del 30 maggio 1431? Beaune tenta di ricostruire un’identità, attraverso la forte rilettura critica delle fonti. Soffermandosi principalmente sui suoi modelli ideologici, che ne condizionarono l’agire. Il suo essere misticamente cristiana ne foggiò lo spirito e l’azione. Ma l’appartenere a una società nella quale i valori cavallereschi erano dominanti, plasmarono la sua esperienza politica e militare. Mentre l’universo della cultura popolare, composta da una miriade di leggende, narrazioni, storie fantastiche rappresentano l’altro elemento della sua formazione. Aspetti che si innervano in Giovanna, ne costruiscono la sensibilità e si esprimono nel suo modo di essere e di misurarsi con il mondo, composto da un coacervo di «briciole di sermoni, parole tratte dalle liturgie quotidiane, romanzi cavallereschi, riti popolari dell’Albero delle fate o della galletta dei re». Modo di pensare per molti versi sconcertante per i dotti e i teologi che con lei si confrontarono, abituati ad esempio al ragionare tomistico o alla giustificazione agostiniana del potere.
Uno sconcerto che va oltre. Giovanna è una donna. E la sua avventura, sottolinea Beaune, mette in discussione lo stesso ruolo femminile nella società medievale. L’eroina di Orleans è una donna da cui gli uomini di chiesa si attendevano il peggio (come Eva, che aveva condannato l’umanità) e il meglio (come Maria, che l’ha salvata). Invece lei scombussola e stupisce, non segue modelli precostituiti, è una e tanti insieme: va in guerra, parla di fronte al consiglio reale, predica, combatte, profetizza. «A Giovanna si applicano, contemporaneamente, modelli aperti a entrambi i sessi (il profetismo), modelli puramente femminili (la Pulzella) e modelli strettamente maschili (il cavaliere)». Una indeterminazione dei confini tra i ruoli dell’uomo e della donna che è tra le ragioni delle perplessità che suscitò in parecchi; ma anche dell’entusiasmo che accese intorno a sé.
Giovanna fu un «mito vivente», per molti contemporanei addirittura personificazione dell’alter Christus, incarnato, prodigiosamente — diremmo ereticamente — in una donna. Protagonista di una vicenda che, dal 1429 al 1431, sconvolse la Francia.