Corriere della Sera - La Lettura
Caro signore, ora vorrei parlarle di mia mamma
Il viso è etereo, la pelle bianchissima, come uno di quei ritratti alla Neue Galerie di New York dove adesso — nel bistrot — questa trentunenne inquieta sta tormentando una Sachertorte. Lo sguardo è accigliato, infastidito: «Fateci caso, quando un romanzo è definito ambizioso è perché lo ha scritto una donna. Non userebbero questo aggettivo per descrivere il lavoro di un uomo...». Elegante, disillusa, profonda, malinconica, estrema, fiera. Kathleen Alcott, 31 anni, è esattamente come il suo romanzo, È difficile trovare l’America, appena uscito da Solferino, viaggio lungo tre decadi che si potrebbe spiegare così: immaginate di trovare un pacco di vecchie copie di «Life» e di soffermarvi sulle copertine, l’allunaggio, il Vietnam, il Watergate, l’epidemia di Aids. E in questo epos americano provate a stringere l’obbiettivo e a scorgere le vite di tre personaggi. Fay, l’estremista. Suo figlio Wright, sensibile e malinconico. Vincent, l’astronauta. Le loro scelte, gli errori, le conseguenze dei loro gesti. Un Paese. «E le bellissime bugie sulle possibilità a portata di tutti».
Luglio 1969, il mondo festeggia il primo uomo sulla Luna. Tutti guardano in tv quello storico momento. Solo due persone sembrano disinteressarsene, forse sono gli unici americani a non essere incollati allo schermo. Vivono in Ecuador, da un po’. Eccoli. Fay Fern, postura da ballerina, nata in una facoltosa famiglia californiana di cui non si è mai sentita parte, barista nel deserto, poi insegnante di yoga, pacifista e attivista che con il tempo si radicalizzerà fino a entrare in un’organizzazione terroristica (e a partecipare a un tragico attentato). Suo figlio Wrigth, di nove anni.
Quel bambino non sa che Vincent Khan, l’eroe che con la sua impresa «sta distogliendo l’attenzione degli statunitensi dal Vietnam e dalla Guerra fredda», è suo padre (nemmeno Vincent lo sa). «Mamma e bambino in mezzo alla folla in un misero ristorante senza nome. È stata la prima immagine nella mia testa». Ed è esattamente così che si apre il libro di Kathleen Alcott. Salvo poi tornare indietro al 1957, alla base aerea nel deserto del Mojave, dove Fay e Vincent si conoscono, personalità opposte — entrambe fuori dal comune — che si fanno interpreti della storia americana, anche se la scrittri