Corriere della Sera - La Lettura
Sorelle ma con geni diversi Le capricciose cellule del vermicello
Nell’adulto del Caenorhabditis elegans vi sono solo 959 cellule: numero fisso, come è fissa la loro ripartizione fra i diversi organi, ad esempio 302 nel sistema nervoso, 95 nei muscoli. Mezzo secolo fa il minuscolo verme è entrato nei laboratori, diventando uno dei principali «organismi modello»: suo fu il primo genoma di un organismo multicellulare a essere sequenziato. Era il 1998 e 15 anni prima, John Sulston (Nobel nel 2002) e collaboratori avevano ricostruito la serie di divisioni che in tre giorni portano dall’uovo fecondato all’adulto. Ci si aspettava che la sequenza fosse associata a una progressiva restrizione del destino finale delle cellule. Invece, le cellule che formano i singoli organi non sono sempre strettamente imparentate e, al contrario, due cellule sorelle possono benissimo trovarsi in organi diversi. Uno studio pubblicato su «Science» da ricercatori di Seattle e di Philadelphia lo conferma e precisa a livello molecolare, scoprendo quali geni siano espressi in ciascuna delle cellule dell’adulto e nei loro precursori. Fino a che punto, dunque, le differenze nell’espressione dei geni corrispondono al grado di parentela tra le cellule? La corrispondenza è apprezzabile solo nelle fasi iniziali dello sviluppo, poi le carte si confondono: cellule sorelle possono esprimere geni diversi e finire in organi differenti; cellule imparentate alla lontana possono esprimere gli stessi geni e contribuire al formarsi di uno stesso organo. La costruzione del verme non segue dunque la via più semplice ma i suoi «capricci» sono «congelati» in misura impressionante, perché ogni individuo della specie si costruisce nello stesso modo di tutti i suoi simili.