Corriere della Sera - La Lettura
«Tutto sarà perfetto» (con qualche difetto)
Andrea ha quarant’anni, è un fotografo di moda dalle quotazioni in forte ribasso (ormai lo cercano per curare cataloghi di ditte di ferramenta). Vive da solo e ha praticamente chiuso i rapporti con la famiglia d’origine. La madre, belga, depressa all’ultimo stadio, è morta da tempo. Gli restano una sorella ansiosa, impegnatissima a fissare regole alla vita («Vasto programma», come diceva il generale de Gaulle all’idea di abolire i cretini), e un vecchio padre, il Comandante, capitano di navi transoceaniche (la più bella si chiamava Nautilus). Ma il Comandante è ora a riposo, malatissimo. Andrea viene richiamato a Napoli per assisterlo e dare una tregua alla sorella-badante. A tu per tu con il padre (stupenda figura che ricorda l’attore Renato Carpentieri, già sublime protagonista del film che Gianni Amelio trasse da un romanzo precedente di Lorenzo Marone), Andrea riprende la lotta con il nemico di una vita, il suo capitano Nemo: un maschio alfa egoista, fiero, indipendente e prepotente. Però non è più tempo di battaglie se non la più importante, l’unica che vale la pena d’essere combattuta, quella contro sé stessi. Un viaggio proibito a Procida, la piccola patria del Comandante e della sua famiglia, segna la resa dei conti. Cenere siamo e cenere ritorneremo. Tutto sarà perfetto di Lorenzo Marone è un bel romanzo. E lo è nonostante i suoi difetti, nonostante Marone usi espressioni tipo «in buona sostanza», passibili di cartellino rosso diretto nel campionato della narrativa. Lo è nonostante Marone voglia fare il simpatico a tutti i costi e gli piaccia vincere facile (certe citazioni ruffiane). Lo è nonostante una verbosità di fondo. Lo è nonostante molti cedimenti infantili e/o adolescenziali. Tutti peccati, ma non mortali. Il suo romanzo è ispirato da un sentimento autentico. Un «onora il padre» sullo sfondo di Procida, l’isola che c’è: nella sua verità selvaggia e ultima scolpita dal vento e dalla salsedine.