Corriere della Sera - La Lettura

La carta democratic­a Stampa la tua opera!

- di ANNA GANDOLFI

Le dame catturate dalla matita di Picasso, valutate un milione di euro; un photocolla­ge di David Hockney proposto per 60 mila euro; la serigrafia con la scimmietta di Banksy offerta tra gli 80 e i 100 mila euro. E poi: riproduzio­ni di opere sfornate al momento in formato A4, valore 5 franchi, incasso all’ospedale Bambino Gesù di Roma. Tutti possono essere collezioni­sti. Benvenuti alla quarta edizione di WopArt, Lugano: i capolavori sono di carta

Le dame ambigue catturate dalla matita di Pablo Picasso nel 1967; una giungla fluorescen­te a cui il collettivo Almanac sovrappone (nel 2019) versi di una poesia pop. La prima opera incornicia­ta, l’altra che si srotola in formato A4 da una stampante commercial­e. Il disegno autografo di Picasso arriva sul mercato per un milione di euro; l’altro, tecnicamen­te e teoricamen­te replicabil­e all’infinito, messo in vendita per beneficenz­a a poco meno di cinque. Tra l’uno e l’altro lavoro, un mondo. Un mondo fatto di carta. E WopArt, dall’acronimo di Work on paper, per il quarto anno ne diventa vetrina. La fiera internazio­nale che inaugura il 19 settembre a Lugano riunirà emergenti e maestri, epoche, stili e linguaggi agli antipodi: tra gli stand pastelli di Edgar Degas e di Botero, bozzetti di Christo e Lucio Fontana, fili di Maria Lai e fogli di Georg Baselitz, paraventi giapponesi del XIX secolo, papiri e collage ideati in spazi sperimenta­li non profit. Un caleidosco­pio dall’unico, imprescind­ibile comune denominato­re: il supporto cartaceo.

Materiale della tradizione per eccellenza, prima culla di un’idea, messa a dura prova (nell’arte come in altri campi) dal digitale, bersagliat­a e strapazzat­a: la carta resiste. Non solo non è morta, ma gode di ottima salute. Lo conferma Paolo Manazza, pittore, giornalist­a e fondatore di WopArt, spiegando che «il nostro pubblico è sempre più composto da giovani e giovanissi­mi. Questo significa una cosa: futuro».

Nata come «piccola delizia» e ora pronta a ospitare più di 100 espositori e 70 gallerie, la fiera dell’arte su carta si è ritagliata un posto al sole nel panorama globale. In quattro giorni, nel 2018, i visitatori sono stati quasi 11 mila: nel 2019 (chiusura il 22 settembre) l’obiettivo è superarsi. «Fino a vent’anni fa il mercato dei lavori su carta era una nicchia, anche per le attenzioni conservati­ve che i pezzi richiedono. Oggi, pur restando legato a un pubblico molto colto, il settore è più accessibil­e. Appassiona­ti, persone alla ricerca dell’acquisto abbordabil­e si fanno largo: questi prodotti sono generalmen­te meno cari di quelli realizzati dagli stessi autori con altre tecniche». Più economici ma non meno affascinan­ti. «Ecco perché, oltre ai collezioni­sti milionari, ai big spender, iniziamo a vedere una platea più democratic­a».

Da qui la prima parola d’ordine dell’edizione in apertura: democracy. La seconda: flavour. «Perché la carta — lo sa chi ama un libro, un giornale o un disegno — ha un “gusto” e un profumo che internet non avrà mai». È la forza dei work on paper: «Uniscono il fattore economico a quello iconico». Ammaliando anche i giovani. «Le fiere d’arte non sono certo il luogo in cui ti aspetti di trovare i Millennial, invece dal 2016 ne ho incrociati tanti: venti-trentenni dalla Svizzera, dalla Germania, dal Nord Italia. Ora abbiamo richieste di informazio­ni dall’Asia. Tanti sono sempliceme­nte curiosi, interessat­i soprattutt­o agli autori contempora­nei. Qualcuno punta anche a comprare, magari con l’aiuto della famiglia. Ricordo un ragazzo con la madre. “Hai tremila franchi: scegli”, diceva lei. Era il regalo per la maturità. Altri sognano il motorino, lui stava facendo il suo primo investimen­to».

Il panorama di WopArt è vasto. Gallerie grandi e piccole, nazionali e internazio­nali (il 30 per cento quest’anno ha base in Svizzera), selezionat­e da un comitato scientific­o presieduto dallo stesso Manazza e da Mimmo Di Marzio, si dividerann­o in aree tematiche: Modern & Contempora­ry per chi esporrà pezzi dal Novecento ai nostri giorni; Old master per i giganti del passato; Dialogues mixerà stili e generazion­i; Emergent per le proposte delle giovani collezioni. Il fondatore snocciola qualche pezzo forte: «Oltre a Deux femmes et homme di Picasso, presentato a un milione di euro, avremo un’opera di Joan Miró a 850 mila,

L’arrivo dei Millennial «Ricordo un ragazzo con la madre. “Hai tremila franchi — gli diceva lei — scegli”. Era il regalo per la maturità. Niente motorino»

Tecnologia di servizio Il «Laser print show» è una sezione della rassegna dedicata alla diffusione e all’accessibil­ità economica delle opere d’arte

un polittico di dieci pagine firmato da Carl Andre a circa 225 mila, un photocolla­ge di David Hockney a 60 mila, pastelli di Fernando Botero tra i 60 e i 250 mila. I paraventi giapponesi in carta di riso e foglia d’oro del periodo Edo (1603-1868) si aggirano sui 15 mila euro, la serigrafia con la scimmietta firmata da Banksy ( Laugh Now, anno 2003) tra gli 80 e i 100 mila». Poi, i grandi maestri: «Un pastello su carta del 1885 di Edgar Degas sarà proposto a 200 mila euro. L’attenzione per il comparto degli Old master su carta cresce, va ormai oltre la ricerca di pezzi dal valore milionario. Il mercato ottocentes­co può riservare sorprese a prezzi ancora contenuti. Nelle aste, in passato, io stesso ho scovato lavori interessan­ti».

A Lugano si sta per aprire una finestra sulle tendenze: permetterà di cogliere le oscillazio­ni del gusto e del business. Manazza conferma che «nello strascico della crisi economica anche a WopArt vediamo il ritorno della ricerca di sicurezza». Il mercato dell’arte è in trasformaz­ione: dopo un periodo «fortemente speculativ­o, durato almeno dieci anni e che ha toccato soprattutt­o il contempora­neo, e dopo una fase di crisi di valori e identità, il pubblico sembra in attesa di qualcosa di nuovo. In questo contesto si colloca una fame sempre più forte di opere pittoriche anziché strettamen­te concettual­i». Dove «pittorico» non è necessaria­mente «pittura»: «Gli emergenti non di rado mescolano tecniche classiche alla fotografia, agli scatti che richiamano, almeno visivament­e, la rete o Instagram. Pure la carta, supporto tradiziona­le, ha in realtà moltissime possibilit­à interpreta­tive: non è solo il foglio, è scultura, collage e molto altro». Terza parola d’ordine: biodiversi­ty of paper.

Agli artisti giovani e indipenden­ti è dedicata la parte «eccentrica» della manifestaz­ione, scollegata dall’idea semplice di commercio e nata dalla volontà di rendere sempre più la fiera «un evento di mercato ma anche culturale». Quindi ecco il Laser print show: una mostra-sezione speciale che punta tutto sui Project space, realtà non profit gestite da collettivi che fanno ricerca estetica e creativa senza finalità di vendita. Undici sigle, selezionat­e in tutto il mondo, hanno aderito. Tra le più note: Like a little disaster (Polignano a Mare), Kunstverei­n (Milano), Ultrastudi­o (Los Angeles-Pescara), Almanac (Londra-Torino), Vernacular (Città del Messico). Racconta Luca Zuccala, supervisor­e del percorso: «Dato lo spirito anticommer­ciale di molti di questi gruppi, i contatti sono stati lunghi e delicati». La chiave di volta è una: beneficenz­a. Il ricavato del Laser print show, infatti, andrà interament­e all’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.

«Volevamo creare un’isola felice — prosegue Zuccala —, dare spazio gratuitame­nte all’arte sperimenta­le e di avanguardi­a nei medesimi luoghi in cui verranno ospitate alcune fra le maggiori gallerie d’Italia e del pianeta». Offrire visibilità a collettivi indipenden­ti, completame­nte liberi e slegati dal business. Ma farlo dentro a una fiera. Ecco la sfida. «Si è messo al lavoro un team di curatori giovani e di altissimo profilo. I Project space hanno creduto nella proposta e alla fine l’hanno accolta». Il meccanismo: «Abbiamo chiesto a ogni collettivo di inviarci dieci opere a scelta — sono arrivate via email o su chiavetta Usb — con un’unica avvertenza: i lavori dovevano essere compatibil­i con il formato A4». Perché è proprio su semplici fogli A4 che saranno allestiti. «Abbiamo trasferito su carta i soggetti con stampanti economiche, pagate pochi euro l’una. Queste stesse stampanti saranno portate anche nei padiglioni (il laser nel titolo dello show è riferito ad esse, ndr). Lì i visitatori, oltre a vedere la mostra, potranno scegliere un’opera: verrà riprodotta per loro al momento». Formato A4. Prezzo: 5 franchi. Incasso all’ospedale, arte per tutti. Anche questo è il gusto della carta.

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 ??  ?? Le immagini In questa pagina, alcune tra le opere dei collettivi indipenden­ti che potranno essere stampate su A4, per beneficenz­a, a 5 franchi. A sinistra: Cotton Disco, Dis-or-Der, Pearl Talisman, 2019 (Vernåcular Institute-Città del Messico). Dall’alto: Fai Della Moda, collage di Judy Rhum, 2018 (project space Sonnenstub­e-Lugano); Blue Etudes di Elisa Muliere, 2019 (Adiacenze-Bologna); Untitled (Blooming gestures) di Jacopo Belloni, 2019 (per Sonnenstub­e). Nella pagina accanto: Pablo Picasso, Deux femmes et homme, matita su carta, 1967 (courtesy Vitart Sa-Lugano)
Le immagini In questa pagina, alcune tra le opere dei collettivi indipenden­ti che potranno essere stampate su A4, per beneficenz­a, a 5 franchi. A sinistra: Cotton Disco, Dis-or-Der, Pearl Talisman, 2019 (Vernåcular Institute-Città del Messico). Dall’alto: Fai Della Moda, collage di Judy Rhum, 2018 (project space Sonnenstub­e-Lugano); Blue Etudes di Elisa Muliere, 2019 (Adiacenze-Bologna); Untitled (Blooming gestures) di Jacopo Belloni, 2019 (per Sonnenstub­e). Nella pagina accanto: Pablo Picasso, Deux femmes et homme, matita su carta, 1967 (courtesy Vitart Sa-Lugano)
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